Ma perché il ministro ciellino Lupi non le dà le deleghe? Teme che lei metta il naso negli affari dell’Expo?
Soffro molto a dover riconoscere che proprio voi – miei nemici certificati – siete fra i pochi che hanno il coraggio di parlare in modo libero del ministero dei Trasporti e delle questioni di potere che lo investono. Fino ad oggi nessuno ha rilevato lo scandalo vero: il mancato rispetto della legge 81 sulle competenze del viceministro. Con una crisi drammatica in atto, non si completa l’organizzazione di un ministero chiave.
Si è detto: finché non decadi da sindaco è impossibile. È falso due volte. Primo, perché due ministri (Delrio e Zanonato) hanno ottenuto ed esercitato le deleghe, essendo ancora sindaci. Secondo, perché la proposta (provocatoria e inconsistente) mi era stata fatta, ma era contro la legge 81.
In realtà, siamo di fronte a un ricatto politico. Si teme una presenza libera e autonoma. Io sono contro le lobby di potere burocratico-affaristico. Sono per smantellarle. Sono per sburocratizzare tutto. Considero risibili le cose ascoltate su Alitalia e Poste Italiane! Considero uno scandalo la vicenda dell’Autorità Portuale di Napoli; l’ipersensibilità verso le concessionarie autostradali. Il problema non è Lupi, che cerca di difendere le sue posizioni. Il problema è il Pd. Dove si è deciso di consegnare al monopolio di Ncd il più grande comparto di spesa pubblica del Paese?
Lei è renziano, dopo essere stato bersaniano, ma lo stesso Renzi le ha chiesto di scegliere.
Io sono un uomo libero. I miei auguri a Bersani, per una lunga vita felice e senza migliavaccate (si riferisce al bersaniano Migliavacca, ndr). Sostengo con convinzione Renzi e il suo progetto di rinnovamento radicale del Paese. Concordiamo sul fatto che “l’incompatibilità” esiste tra due incarichi di lavoro, non tra un incarico e il nulla. Resisto per due ragioni: per contrastare la logica di potere di Ncd; e perché sono l’unico esponente meridionale in un settore operativo del governo.
La sua concittadina Mara Carfagna ha definito “grottesca” la vicenda dell’incompatibilità. Rimanere su due poltrone non fa male a lei e al suo partito?
Petali di rosa alla Carfagna. Ho subìto una campagna di aggressione, e pagato un prezzo. È difficile parlare di “deleghe ministeriali” alla gente. E poi, c’è chi è interessato non a capire e spiegare, ma a fare moralismo vacuo. Accendiamo i riflettori su tutto. Promuoviamo un dibattito pubblico. Mi porti gli anticasta. Io verrò ricco del mio stipendio attuale di 3.750 euro netti (senza altre indennità, e senza tredicesima).
Lei è plurinquisito. L’ultimo avviso di garanzia l’ha liquidato con una battuta: “Siamo perfettamente in media inglese”.
Percepisco il brivido di goduria che le procura la parola “plurinquisito”. Lei pensa che sia possibile cambiare la realtà, in Italia , senza essere prima o poi inquisiti? Dobbiamo deciderci ad acquisire un punto di civiltà nel dibattito pubblico: e cioè, che un avviso o un rinvio a giudizio sono un nulla. Conta solo la sentenza finale di un giudice (quante vite offese, quante famiglie e dignità calpestate per nulla…).
Sono fiero delle mie vicende giudiziarie, tutte legate a vicende sociali o di rinnovo urbano. Rifarei tutti gli atti amministrativi. Per il resto, nessun “complottismo”. L’autonomia del magistrato non è un privilegio, ma è un bene per i cittadini. Occorre però cancellare le degenerazioni: verbali “secretati” sui giornali; eccesso di carcerazione preventiva; flebilità del principio di responsabilità.
B. si mangerà Renzi?
Berlusconi è vivo, e pesa. Perché pesa il blocco di interessi, il senso comune di un’Italia conservatrice, che non è scomparsa. Lo sforzo di Renzi è quello di intercettare il voto moderato, di ricreare speranza e senso del futuro. Il governo ha prodotto cose utili, in un contesto difficile. Ma occorre una svolta, e ben altra concretezza, nei tempi e nei risultati.
Una vicenda come l’Imu è demenziale, offensiva per i comuni e per i cittadini. Rischiamo di pagare caro. E penso al ministero. Mentre Renzi lancia il tema del lavoro, come si può immaginare di produrre risultati, senza poter orientare il più grande soggetto di investimenti e di lavori pubblici in Italia; senza una sburocratizzazione radicale?
Suo figlio è stato candidato alle primarie.
In Italia parlano di familismo tutti quelli che hanno risolto i loro problemi di famiglia. Sono fiero dei miei figli. Uno sta all’estero da anni per vivere; e un altro si cerca il lavoro in giro per l’Italia, pagando sulla pelle la scelta di libertà del padre. Se hanno passione politica, la vivano come tutti. Il loro futuro sarà quello che si conquisteranno con il sacrificio e il valore professionale.
Lei è stato comunista. I suoi avversari la accusano di autoritarismo e populismo. I suoi metodi vengono definiti violenti.
Io sono un liberale gobettiano. La Torino del primo dopoguerra (Gramsci, Gobetti) ha segnato la mia formazione. Parla di populismo e autoritarismo chi non conosce né il popolo né la fatica della vita. “Metodi violenti”…! E dai! Comunque, se ha trovato qualcuno che si è sentito colpito nel “delicato”, me lo indichi. Gli manderò un po’ di Leocrema.
Si candiderà ancora a governatore della Campania?
Non ho il livello adeguato di masochismo. Ho perso contro Berlusconi, nella sua fase trionfante; e contro i disastri del centrosinistra campano. E ottenendo il 5 per cento in più della coalizione, 200 mila voti personali.
Il culto della sua personalità prevede l’urna con le sue ceneri in piazza Libertà, quando sarà.
Era una battuta. Sarei più prudente con i richiami alle ceneri. Anche perché vengo da uno scontro con la più grande fabbrica di depressione del mondo (Rai 3). E anche con la loro musa ispiratrice, la signora Sventurelli (la Gabanelli, ndr).
Da Il Fatto Quotidiano del 29 gennaio 2014