Poesie che racchiudono tutti gli elementi di quella napoletanità alla quale le generazioni precedenti a quella del Capone si sono abbeverate e frescamente dissetate: l’amore appassionato, le tradizioni popolari, la vita del quartiere e dei vicoli, i bozzetti di vita quotidiana, il sorriso “malincomico”.
“Pur nel suo piccolo, quella di Giuseppe Capone è una piccola, ma significativa e meritoria crociata. Nel nome della lingua napoletana. E della cultura identitaria del suo popolo.” – sottolinea nella prefazione a “Penzanno e screvenno” il professor Franco Bruno Vitolo – “Capone ha trentaquattro anni ed è cresciuto nell’era della tecnologia, del linguaggio globalizzato e del dialetto emarginato o ignorato. Ma egli si “incaponisce” e va controcorrente: estraendo dal pozzo dell’anima il meglio della sua sensibilità umana, si muove alla scoperta ed all’analisi dei testi sacri targati Napoli e ci fa trovare di fronte al paradosso di un giovane che, con ormai rara precisione ortografica e versi fluenti in rime sonore, scrive per trasmettere il linguaggio-radice e la cultura-radice, con uno spirito quasi da caminetto da nonno di altri tempi”.
Emblematica è proprio la sezione delle poesie d’amore: i versi di Capone sono in piena sintonia con le più diffuse canzoni del secolo scorso, “sanno di vucchelle, di reginelle, di sere di maggio,” – come ci ricorda ancora Vitolo, che colloquierà con l’autore nel corso dell’ultimo incontro de “I giovedì letterari da Guida” – “di passione appassionata, di “squagliamento” per l’amata e di turmienti d’amore (Aggio perduto ‘a pace che io tenevo ‘ncore e mmanco ‘nu dottore me putarriasanà), di vienemenzuonno, e di tenerezze per una lei che è, secondo tradizione, acqua e sapone, ‘na figliola abbasata e curtese”.
Sono versi senza tempo, perché l’amore è un sentimento senza tempo.
E, a sottolineare, con la musica, i versi del poeta, declamati dall’attore maiorese Tonino Di Bianco, la chitarra e la voce di Pierino Flauto, con il mandolino di Franco D’Amato, cantori, anch’essi, della canzone classica napoletana, per una serata dal sapore “amorevole” e spensierata.
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