Nel cast Edoardo Leo, Valeria Solarino, Neri Marcorè. L’antropologo si finge analfabeta pur di lavorare come sfasciacarrozze. I due latinisti fanno i benzinai in nero per un irascibile cingalese, il macroeconomista continua a perdere al poker clandestino, il neurobiologo è il lavapiatti di un ristorante cinese e l’archeologo assiste le trivellazioni urbane degli operai, scroccando loro il panino. “Solo in una società come la nostra i più intelligenti finiscono ai margini”, aveva detto il regista salernitano Sydney Sibilia, che sul paradossale riscatto di un gruppo di accademici borderline ha girato “Smetto quando voglio,” commedia citazionista e originale, con un cast azzeccato (prodotta da Fandango e Ascent). I soliti, coltissimi, ignoti, ma anche Breaking bad e Romanzo criminale. “Ci ho messo tutto quello che mi piace al cinema e in tv, ma lo spunto iniziale è arrivato dalla cronaca. Un articolo su La Repubblica che raccontava di due netturbini laureati in filosofia che nell’alba romana dissertavano sulla Critica della ragion pura”.
“Smetto quando voglio” racconta di un ricercatore geniale di 36 anni, Edoardo Leo, fatto fuori dall’università a vantaggio del solito raccomandato. Non ha il coraggio di rivelarlo alla fidanzata (Valeria Solarino) e arruola un gruppo di colleghi competenti quanto emarginati in una banda che sintetizza e spaccia una nuova droga, eludendo l’elenco delle sostanze illegali pubblicato dal Ministero della Salute.