In Italia l’azzeramento dei voli in partenza e in arrivo nei 23 aeroporti con meno di 1 milione di passeggeri provocherebbe un aggravio dei costi per l’utenza stimato in 21,5 milioni di euro nell’ipotesi ottimistica che la chiusura dei collegamenti di linea su ciascuno scalo non modifichi abitudini di volo dei passeggeri ma comporti solo un aumento del percorso di viaggio. Lo evidenzia uno studio curato per Unioncamere da Uniontrasporti-Iccsai, presentato in occasione del convegno ‘Aeroporti, la riscoperta’. Secondo lo studio, se venissero meno gli aeroporti italiani con traffico inferiore a 2 milioni di passeggeri, ci sarebbe uno spostamento di ricchezza dalle aree meno sviluppate a quelle più ricche, accentuando il divario economico e sociale già fortemente esistente nel nostro Paese. Considerando l’attrattività turistica, in particolare, la chiusura di questi scali metterebbe a rischio almeno parte dell’ammontare di entrate derivanti dalla spesa del turismo in arrivo, pari ad oltre 1 miliardo e 450 milioni di euro. La spesa è stimabile in oltre 500 milioni di euro per i soli aeroporti con traffico inferiore a 1 milione di passeggeri l’anno.