Gli interventi possono essere fatti, secondo le indicazioni degli uffici legislativi, anche con legge ordinaria sulle materie concorrenti e le relative competenze gestionali e amministrative stabilite dalle attuali norme. Secondo lo studio, lo scioglimento delle Regioni, cavallo di battaglia del governatore campano, Stefano Caldoro, determinerebbe un risparmio per i costi relativi alle spese degli organi istituzionali che, da circa 228 milioni passerebbero a circa 45,6 milioni.
La nuova geografia delle Regioni potrebbe prevedere un’area del Nord-Ovest, per Piemonte, Lombardia, Liguria e Valle d’Aosta; una a Nord-Est per Emilia Romagna, Veneto, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia; una al Centro per Lazio, Marche, Toscana e Umbria; una a Sud (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise e Puglia); infine una per le Isole con Sardegna e Sicilia. In base a questo schema, sarebbe anche rispettata la stessa ripartizione territoriale che viene utilizzata per l’Italia in sede Eurostat.
La proposta è stata rilanciata ancora oggi da Caldoro, il quale ha sottolineato che ”non è più tempo di aspettare” e che occorre mettere mano alla riforma dell’assetto istituzionale delle Regioni. ”Vanno scelte e non è una provocazione, ma una proposta motivata e discussa tecnicamente – ha spiegato – Questo è il momento di avere coraggio”. Alle Regioni vanno restituiti i ”compiti di programmazione e pianificazione senza alcuna funzione di gestione, cioè ciò che la Costituzione aveva all’inizio previsto per loro”. Invece di affrontare quello che per Caldoro è il principale problema e cioè il rapporto Stato-Regioni, si è preferito pensare allo scioglimento delle
Provincie Insomma, per Caldoro, ”si gira attorno al problema”. ”Può sembrare strano che un presidente di Regione chieda di sciogliere il proprio ente – afferma – ma le Regioni, così come sono, non sono sostitutive dello Stato e non possono funzionare”.