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Campania: consiglieri, sterilizzazione contro il randagismo

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“Il problema del randagismo nella nostra regione è stasto per molto tempo sottovalutato. E’ necessario applicare e aggiornare la legislazione esistente. Comuni e polizia locale si devono attivare per fare maggiori controlli e le Asl devono procedere alle sterilizzazioni”. Lo hanno dichiarato Nicola Caputo Presidente della commissione Trasparenza, Giulia Abbate vicepresidente e Anita Sala consigliere regionale, a margine dell’audizione sulle “Attività di lotta al randagismo in provincia di Caserta e criticità verificatesi recentemente nella città di Aversa”.

 

All’audizione che ha preso le mosse dalla recente drammatica strage di cuccioli di cane avvenuta presso un canile di Aversa hanno preso parte anche Vincenzo Esposito dirigente centro di riferimento Regione Campania e Salvatore Di Micco dirigente Asl Caserta. “E’ necessario intensificare la campagna di microcippatura degli animali – spiegano i consiglieri regionali – e procedere alla sterilizzazione anche dei cani cosiddetti padronali. E’ necessario un controllo demografico veramente efficace e basato sull’educazione al possesso del cane e sulle sterilizzazioni. Anche le Asl devono essere dotate di maggiori strumenti per espletare i compiti di controllo a cui sono preposte”. “La Campania ha un alto tasso di cani randagi o reclusi nei canili, (circa 70 mila) sia in relazione al numero di abitanti, sia soprattutto come numeri assoluti. Eppure in sette anni sono stati spesi per combattere il fenomeno circa 11 milioni di euro una cifra considerevole.

Il destino di molti di questi animali rimane quello di morire travolti dalle macchine o di stenti. Qualcuno viene adottato altri finiscono in un canile, a carico dei Comuni. Spesso le amministrazioni sottovalutano il randagismo con conseguenze negative per gli animali ma anche per le persone. “Presso la V commissione consiliare sono depositate diverse proposte di legge volte ad apportare modifiche ai regolamenti attualmente vigenti per la tenuta dei canili. Occorre passare rapidamente a strutture di tipo dinamico – concludono – e per questo costruire un protocollo unico che preveda che gli animali non siano reclusi a vita ma che ci sia un ricambio tra animali ospitati e quelli adottati”.

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