Altro aspetto, non di poco conto, è la voglia di far bene di tutta la squadra. L’azzeramento delle gerarchie operato da Gregucci all’atto del suo insediamento ha prodotto frutti importanti. Tutti sono utili ma nessuno indispensabile. Questo ha responsabilizzato il gruppo che con Gregucci si sta trasformando di domenica in domenica in squadra. Prima del suo avvento, con Sanderra prima e Perrone poi in campo ci si mandava a quel paese, i gesti di isteria erano all’ordine del giorno. Con Gregucci le cose sono cambiate. Prima Ginestra, richiamato dal mister nel gruppo che festeggiava in mezzo al campo, poi Mancini relegato in tribuna dopo una parola di troppo alla panchina durante il match con l’Aquila. Bastone e carota utilizzate dlal’allenatore per mettere ordine in uno spogliatoio che sembrava ad altissima pressione. I nuovi innesti hanno fatto il resto. Gregucci è stato bravo a far coesistere vecchi e nuovi, a puntare su tutti senza escludere nessuno. Ora bisognerà proseguire su questa linea per aprire scenari inimmaginabili fino a un mese e mezzo fa.