GESTO POLITICO. Nell’articolo, postato giovedì 6 marzo alle 11.01, il fondatore del movimento spiega infatti: «I senatori eletti come portavoce del M5S hanno rassegnato le loro dimissioni dal Senato e le hanno presentate ufficialmente al Presidente del Senato Piero Grasso. Questo gesto non è stato motivato da particolari situazioni personali, familiari o di salute, come solitamente avviene in questi casi, ma come gesto politico in aperto conflitto e contrasto con quanto richiesto dal territorio, stabilito dall’assemblea dei parlamentari del M5S, confermato dai fondatori del M5S e ratificato dagli iscritti certificati in Rete, in merito ai quattro senatori espulsi». I quattro erano Luis Alberto Orellana, Francesco Campanella, Fabrizio Bocchino e Lorenzo Battista.
«RESTERETE SOLO TU E ROBERTO». «Highlander! Resterete tu e Roberto. Ottima prova di democrazia». Così, ironico, su Twitter il senatore espulso da M5S, Lorenzo Battista, ha commenta l’ultima cacciata dei cinque dimissionari dal Movimento. «Licenziati da Beppe Grillo altri cinque di noi. Alla fine avranno difficoltà ad organizzare una briscola», fa eco da Facebook il collega FrancescoCampanella. Che poi si unisce su Twitter al turbinio di cinguettii sarcastici: «Ma se i 5 stelle fedeli allo staff diventano meno di 10? Vanno loro al gruppo Misto?». «Grillo non ha la cultura del dissenso, questo è il problema principale. Noi non sappiamo perché siamo stati cacciati, possiamo solo dedurre che tutto sia dovuto a un comunicato, comparso qualche giorno prima, in cui criticavamo il colloquio tra Renzi e Grillo, in modo peraltro moderato. Il pensiero critico in un movimento così variegato, che prende consensi da destra e da sinistra, è fondamentale». Lo ha detto il senatore Fabrizio Bocchino, uno degli espulsi dal Movimento Cinque Stelle, intervenendo ad Agorà, su Rai3. «Noi quattro espulsi abbiamo un’attività parlamentare molto cospicua – ha aggiunto Bocchino -. Se espelliamo tutti i senatori che lavorano, che rispettano le regole e che restituiscono i soldi andrà a finire che svuoteremo il movimento di quelle competenze necessarie per cambiare il Paese».
Fonte CORRIERE.IT