Ricardo Bofill – Architetto
Vittorio Sgarbi – Critico d’arte
Domenico De Masi – Sociologo
Franco Purini – Architetto
Stefano Stanghellini – Presidente Urbit/Urban Promo
Silvia Viviani – Presidente Nazionale INU
Paolo Buzzetti – Presidente Nazionale ANCE
Adolfo Guzzini – Presidente Nazionale IN/ARCH
Luca Zevi – Presidente IN/ARCH Lazio
Leopoldo Freyrie – Presidente Nazionale Consiglio Nazionale Architetti
Armando Zambrano – Presidente Consiglio Nazionale degli Ingegneri
Maurizio Tira – Presidente Centro Nazionale Studi Urbanistici
Nicola Di Battista – Direttore rivista Domus
Roberto Gerundo – Presidente INU Campania
“La trasformazione urbana è il settore dell’economia più rapidamente attivabile per creare lavoro e sviluppo – dice De Luca -. C’è una forte esigenza di assetto del territorio, di valorizzazione dell’ambiente, di tutela idrogeologica. C’è una esigenza drammatica di interventi di manutenzione urbana. Occorrono vasti programmi di opere pubbliche e private, con l’apertura di migliaia di cantieri. E’ possibile e necessario offrire una prospettiva di lavoro alle tante energie tecniche e progettuali oggi non utilizzate”.
1) L’ECONOMIA. La trasformazione urbana è il settore dell’economia più rapidamente attivabile per creare lavoro e sviluppo. C’è una forte esigenza di assetto del territorio, di valorizzazione dell’ambiente, di tutela idrogeologica. C’è una esigenza drammatica di interventi di manutenzione urbana. Occorrono vasti programmi di opere pubbliche e private, con l’apertura di migliaia di cantieri. E’ possibile e necessario offrire una prospettiva di lavoro alle tante energie tecniche e progettuali oggi non utilizzate.
2) IL GROVIGLIO BUROCRATICO. L’Italia appare oggi come un paese paralizzato. Il groviglio normativo, legislativo e regolamentare; le sovrapposizioni e moltiplicazioni di competenze; la difformità delle norme urbanistiche; la precarietà delle regole; il proliferare del “comitatismo”; la pratica di eterni ricorsi amministrativi: tutto spinge verso la paralisi decisionale. Le istituzioni democratiche ed elettive sono a volte impotenti. I piani di trasformazione urbana sembrano irrealizzabili. Si guarda con invidia a esperienze di altri paesi nei quali si decide, e si realizza ciò che si decide. In queste condizioni l’Italia muore.
3) LA CULTURA. Il patrimonio storico-artistico, il paesaggio, l’ambiente sono una ricchezza inestimabile, da tutelare e valorizzare. E’ unico il valore dei nostri centri storici. E tuttavia, dietro l’alibi della “tutela”, è andata crescendo anche la sottocultura della “mummificazione” del territorio, il rifiuto, quasi ideologico e di principio, del “costruito”. Occorre affermare che, anche in questo campo, la stratificazione culturale, la presenza di opere di diverso linguaggio architettonico, la modernità, sono una ricchezza per il paese.
L’Italia oggi appare ferma, incapace di produrre una nuova stagione di grande urbanistica. Siamo diventati, nell’ipocrisia generale, il paese con il più alto numero di norme vincolistiche e – insieme – con i più vasti fenomeni di abusivismo e di devastazione territoriale
4) LE RISORSE. E’ di verifica comune il fatto che non ci sono più risorse pubbliche sufficienti a sostenere grandi programmi di trasformazione urbana, e a volte neanche i piccoli programmi di manutenzione ordinaria del territorio. Si pone in modo ineludibile, il tema del rapporto con le risorse e gli investitori privati. Occorre ragionare sulle opportunità offerte dalla finanza di progetto; sui possibili intrecci fra immobili storici e attività produttrici di reddito per privati che ne garantiscano manutenzione e valorizzazione. Occorre definire in modo più chiaro il rapporto con gli interessi privati nel campo dell’urbanistica. Sono temi delicati. Occorre, insieme, equilibrio e innovazione.
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