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Terra dei fuochi: “51 aree ad alto rischio”, scatta il divieto di vendere i prodotti dei terreni a rischio

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In seguito alla conclusione dell’indagine compiuta dal ministero delle Politiche agricole su 57 comuni nella Terra dei Fuochi, è stata vietata tramite un decreto interministeriale la vendita dei prodotti ortofrutticoli dei terreni classificati a rischio. “Il divieto – ha sottolineato il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin – è operativo da subito”. La vendita dei prodotti da zone a rischio, stabilisce il decreto “è consentita ad almeno una di queste condizioni: che le colture siano state già oggetto di controlli ufficiali con esito favorevole negli ultimi 12 mesi; che siano state effettuate indagini, su richiesta e con spese a carico dell’operatore, dall’Autorità competente, con esito analitico favorevole”.

INDAGINI IN 90 GIORNI. Saranno effettuate entro 90 giorni le indagini che consentiranno di indicare quali sono i terreni ‘no food’ nella Terra dei Fuochi, in Campania. Lo prevede il decreto interministeriale firmato dai ministri dell’Agricoltura, Maurizio Martina, della Salute, Beatrice Lorenzin, e dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, illustrato oggi in conferenza stampa a Palazzo Chigi. Le indagini serviranno ad identificare anche i terreni destinati solo a colture diverse dalla produzione agroalimentare in considerazione delle capacità fitodepurative ed i terreni destinati solo a determinare produzioni agroalimentari. Il decreto indica anche che le indagini dovranno essere svolte, partendo dai terreni qualificati nella classe di rischio 5 fino alla classe 2.

CALDORO E I 50 MILIONI. «Pochi giorni fa abbiamo varato un fondo da 50 milioni di euro rivolti al sistema delle imprese agroalimentari e per gli agricoltori» della Terra dei fuochi, per fare, fra le altre cose, «controlli, analisi aggiuntive e dimostrare» che i terreni su cui operano «sono sani». Ad annunciarlo il presidente della Regione Campania, Stefano Caldoro, che ha partecipato a palazzo Chigi alla presentazione dei risultati delle indagini tecniche per la mappatura dei terreni destinati all’agricoltura della Regione Campania. Le indagini rappresentano, secondo Caldoro, «un buon esempio di collaborazione istituzionale. Con questa azione di credibilità dello Stato passiamo dall’emotività alla razionalità. Stiamo comunque parlando di territori che rappresentano meno del 10% della Campania», ed è emerso dalle prime indagini che «si parla del 2% di aree ‘sospette’, cioè in totale lo 0,01% del territorio della Regione».

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