Renzi ha promesso un lavoro «serio e articolato» e 100 giorni di grande impegno per cambiare pubblica amministrazione, fisco e giustizia e arrivare al primo luglio, giorno di inizio del semestre di presidenza italiana della Ue, con i conti in ordine e una struttura più leggera. E prima di allora dovranno essere affrontate molte questioni nei campi di politica, economia e occupazione, a partire da riforma della legge elettorale (oggi l’Italicum ha ottenuto il primo via libera alla Camera e ora la parola passa al Senato) e dalle riforme costituzionali, in primis l’abolizione del Senato. E poi la riforma del titolo V con l’abolizione della legislazione concorrente, ovvero la sovrapposizione di funzioni tra Regioni e Stato Centrale.
Renzi ha poi snocciolato una serie di provvedimenti di carattere economico. «Dal 26 marzo al 16 aprile – ha spiegato ad esempio – le auto blu andranno all’asta come abbiamo fatto a Firenze. Sono oltre 1500. Dal 26 marzo `venghino signori, venghino´ andranno all’asta». Il premier ha poi garantito lo sblocco «immediato e totale» dei debiti della pubblica amministrazione: «22 miliardi già pagati – ha sottolineato – e 68 miliardi che pagheremo entro luglio». Un’altra misura a favore delle piccole e medie imprese è uno stanziamento di 500 milioni di euro in più per il fondo di garanzia per la lotta al credit crunch, «vero o presunto che sia e che ha già garantito 10 miliardi di accesso al credito».
Infine il neo premier ha poi promesso sgravi fiscali che dovrebbero portare mille euro netti in più all’anno a chi guadagna meno di 1.500 euro al mese, una platea che riguarda, secondo le stime del governo, una platea di 10 milioni di italiani. Il provvedimento, che dovrebbe avere effetto dal 1° maggio, è rivolto a persone che hanno contratti da lavoro dipendente o parasubordinato e avrà un costo di circa 10 miliardi di euro. La copertura di questa somma arriverà «dal risparmio di spesa», da altre manovre di bilancio e, ha assicurato il premier, «senza aumento di tassazione». «Sarà lo Stato – ha precisato – a stringere un po’ la cinghia». Il dettaglio dei numeri sarà nel Def che sarà presentato nei prossimi giorni, ma già il premier ha cercato di dare un’idea delle possibili fonti di raccolta della somma necessaria precisando che circa 7 miliardi arriveranno dalla spending review.
Fonte: il corriere.it
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