“Oggi si afferma, anche legislativamente, l’idea di una trasformazione del territorio la più partecipata possibile, proprio perché il territorio non sia una cosa, ma la casa di un popolo. Per questo, le trasformazioni urbane e urbanistiche devono incentrarsi sulla persona, perché l’urbanistica o è sociale o non è; per questo, l’urbanistica deve essere partecipata, e quindi l’evoluzione di una identità che afferma la forza di una comunità cittadina, e non solo il suo cemento armato.
Per questo, ho votato sempre trasformazioni urbane a condizione che si mantenesse il tratto identitario di ciò che si andava a modificare, sia che fossero i platani del progetto Feudi, o la fontanella di piazzetta Alario, o la gradinata del Vestuti. Ben vengano progetti economici dei costruttori privati, ma questa volta non si ripetano errori del passato, le scelte siano partecipate a tutti i livelli sociali di interlocuzione, e così da rendere più forte la decisione di chi decide, perché il consenso merita continue conferme, come un referendum consultivo sulle scelte esiziali dell’immagine della nostra città, e che consentono alla città di crescere insieme e di non tradire se stessa”.
Antonio Cammarota
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