E ha tante altre ragioni dalla sua. Il punto è capire se Matteo Renzi sia una speranza per la sinistra o sia un punto di intersezione tra una sinistra che ha bisogno di esorcizzare l’idea della sconfitta e dall’altra la berlusconizzazione della società italiana. C’e’ una cosa che mi colpisce di lui ed è l’uso del corpo, la mimica con cui tende a impersonare lui stesso il cambiamento, e questo è una forma di berlusconismo”.
”Lui mi colpisce – ha proseguito Vendola nella sua analisi – perché ha messo al centro il tema del cambiamento con una forza che a lungo è mancata alla sinistra. Nessuno ci considerava piu’ come forza di cambiamento: Renzi ha rotto la sindrome dell’afasia della sinistra e questo mi piace di lui: non sono un gufo come dice lui di me, ma non appartengo neanche al partito del tanto peggio tanto meglio.
Mi è piaciuta l’idea di tassare le rendite – ha aggiunto – e spero sempre che si possa arrivare a una tassazione patrimoniale, mentre va malissimo sulla riforma del lavoro che è portatrice di menzogne ed è il completamento della riforma Fornero. Qui ha fatto un passo indietro dopo averne fatto uno avanti. Cosi’ come non va bene sulla legge elettorale orfana della questione di genere”. ”In ogni caso anche se dovesse fare tutto bene – ha concluso Vendola – penso che non ci salverà perché non è l’uomo della Provvidenza e anche i migliori non sono la risposta per la società dei peggiori”.