Sul pubblico dice: “E’ una piazza che conosco bene. Il dato, per le potenzialità della tifoseria, sarebbe ancora basso. A Salerno si è arrivati anche a trentamila. I salernitani hanno da sempre uno spirito di appartenenza forte. I tifosi hanno voglia di essere rappresentati e di rappresentare il loro territorio, è giusto così. Non lo dice Gregucci, lo dice la storia di Salerno. La gente è da sempre un tutt’uno con la Salernitana”.
Sul cammino della squadra: “Gli impegni che mancano per noi saranno tutti da dentro o fuori, dovrà essere questo il nostro spirito. Da quando sono tornato ho cercato di inculcare nella squadra questa mentalità. E aggiungo una cosa: non conta che giocheremo tre volte su cinque in casa, conteranno personalità e atteggiamento. Anche perché, tornando ai tifosi, sappiamo bene che non ci abbandoneranno neanche fuori casa. Se noi trasciniamo loro, di conseguenza saranno loro a trascinare noi. Il modulo conta fino a un certo punto. Ciò che conta è la voglia che un gruppo mette in quello che fa. E l’organizzazione. Dipende da noi. Se ci fosse un modulo di sicuro rendimento la scuola di Coverciano avrebbe chiuso da un pezzo”.
Gregucci parla anche del delicato tema dei rapporti tra Lotito e la tifoseria biancoceleste: “Non c’è punto di contatto tra i tifosi e il presidente, se non c’è dialogo è difficile ricostruire un rapporto. Ma non va dimenticato quando Lotito ha fatto per la Lazio. Forse gli manca qualcosa in diplomazia, ma in tempi di fair play finanziario il suo è un sistema destinato a funzionare”.