Il ddl che si sta approvando al Senato “non solo non abolisce le Province e non produce risparmi, come ha chiarito la Corte dei Conti, ma crea – sottolinea Saitta – una grandissima confusione tra chi dovrà assicurare ai cittadini i servizi essenziali. Nella fase transitoria sarà un disastro, perché non ci sono norme chiare per accompagnare una rivoluzione così pesante che avrà ripercussioni immediate sui cittadini. E gli effetti si vedranno da subito, anche perché i servizi sono già a rischio a causa del furore abolizionista contro le Province che ha giustificato in questi anni tagli drammatici alle risorse necessarie per garantirli”.
Questo disegno di legge poi, prosegue il presidente dell’Upi, “è una scelta del tutto opposta al modello di governo dei territori degli altri paesi Ue: in Germania le Province sono 400, 16 le regioni e oltre 12mila i comuni. E a non esistere non sono gli amministratori eletti dai cittadini, ma i prefetti nominati dal Governo. In Francia le Province sono 100, e amministrano insieme a 26 Regioni e 36mila comuni mentre in Spagna ci sono 17 Regioni, 50 Province e 8mila Comuni. Per non parlare – afferma ancora Saitta – delle Città metropolitane, che in Italia sono almeno 10, più le 5 che certamente nasceranno nelle regioni a Statuto Speciale, contro meno di 20 in tutta Europa, 2 in Francia, 2 in Germania, 2 in Spagna. Noi invece, pur di non fare le riforme vere che avrebbero scontentato gli alti burocrati dello Stato, abbiamo scelto di propinare ai cittadini una riforma banale intervenendo – conclude – sull’ 1,27% della spesa pubblica, che è quella delle Province, pur di non toccare il 60% della spesa pubblica, quella dell’ amministrazione centrale”.
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