Le autorità hanno subito chiesto l’evacuazione preventiva della popolazione sul «100% della costa» del paese, lunga 4300 chilometri: la scossa è stata molto violenta, e in effetti anche Perù ed Ecuador hanno subito diffuso a loro volta un allarme tsunami sulle coste del Pacifico, poi rientrato. Secondo dati del governo, in Cile le onde più alte sono state quelle arrivate a Iquique, circa 1800 chilometri a nord di Santiago. In alcune città sono state chiuse le scuole. Il ministro ha d’altro lato smentito versioni circolate su presunti saccheggi nelle località costiere del paese, che però sono stati segnalati da più fonti a Iquique. Nella stessa città, circa 300 detenute di un carcere femminile sarebbero riuscite a fuggire durante la confusione e gli attimi di terrore del terremoto; alcune di loro sarebbero state poi catturate. Il Cile, uno dei paesi più colpiti al mondo dai terremoti, è così ripiombato nell’incubo sisma, che ben conosce: oggi la terra ha tremato nel Nord, il 27 febbraio del 2010 era capitato nel Centro-Sud, con un bilancio (soprattutto a causa del successivo tsunami) di 526 morti e 25 “desaparecidos”, oltre all’ingente distruzione delle infrastrutture e le abitazioni. Allora la scossa fu di magnitudo 8.8.
Giappone, possibile tsunami fino a un metro. Il Giappone valuta se lanciare un “chui hou” (“avviso di attenzione”, di secondo livello su 4) per l’arrivo dello tsunami, causato dal sisma di magnitudo 8,2 avuto ieri sera in Cile, con altezza compresa tra 20 cm e 1 metro. Lo ha reso noto la Japan Meteorological Agency (Jma), secondo cui la decisione finale sarà presa nelle prossime ore. L’isola settentrionale di Hokkaido, nelle proiezioni, dovrebbe essere la prima a essere raggiunta dall’onda anomala intorno alle 5 di domani (le 22 di mercoledì in Italia).
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