È stato inoltre costituito un gruppo di lavoro per valutare l’eventuale esigenza di semplificazioni e revisioni normative, prevedendo l’attivazione di un confronto in merito con tutte le parti interessate.
Il ricorso a contratti di collaborazione a progetto o a partite Iva, sottolinea il ministro Poletti, ”è legittimo quando sia giustificato da ragioni oggettive legate alle esigenze produttive e organizzative delle aziende che vi ricorrono; non lo è quando viene fatto per mascherare un rapporto di lavoro subordinato e per evitare possibili contenziosi, sfuggendo agli obblighi previdenziali e assistenziali verso il lavoratore che viene così a trovarsi in condizioni di precarietà, con scarse tutele e pressoché inesistenti prospettive di stabilizzazione”.
”Una prassi tanto più ingiustificata adesso – aggiunge il ministro – considerando che le modifiche apportate alla regolamentazione del contratto a termine rendono molto più agevole il ricorso a questa tipologia che mentre ‘mette al riparo’ l’imprenditore dal rischio di contenziosi garantisce al lavoratore le stesse tutele del contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato. La stessa filosofia ha ispirato le modifiche al contratto di apprendistato per renderlo effettivamente lo strumento principale per l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro”.
La decisione del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali punta a incrementare i risultati positivi già conseguiti nel 2013 con la ”riqualificazione” di 19.000 posizioni lavorative attivate con contratti di collaborazione a progetto e partite IVA, delle quali 15.495 nel settore dei servizi, 1.629 in quello industriale, 1.099 nell’edilizia e 165 in agricoltura
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