Quello che insomma potrebbe succedere a breve, è che dalle ventiquattro Port Authority di oggi si passerà a sole quattrodici, “aggiornandone le funzioni attraverso la possibilità di integrarsi tra loro e con altri soggetti operanti nella filiera logistica”, recita il progetto di riforma democratico.
I nuovi organi di controllo, che quindi avranno giurisdizione su più di uno scalo, saranno tendenzialmente individuati tenendo conto delle reti transeuropee di trasporto TEN-T. “Passare da un mosaico a una rete”, aveva detto presentando il progetto continentale il vicepresidente Ue Siim Kallas fissando la data al 2030. In Italia i core ports individuati saranno dunque sede delle nuove super-Ap. Si tratta di Genova, la Spezia, Livorno, Napoli, Gioia Tauro, Palermo, Augusta, Cagliari, Taranto, Bari, Ancona, Ravenna, Venezia e Trieste, mentre a rischio sarebbero Brindisi, Catania, Nord Sardegna, Marina di Carrara, Messina, Piombino, Salerno, Savona e Manfredonia.
Tra Mar Ligure e Nord Tirreno il quadro è in parte definito dalla logica e in parte ancora da decidere. Savona inglobata da Genova sembra un approdo inevitabile, così come il passaggio di Piombino sotto Livorno. Due passaggi che non mancheranno di sollevare qualche polemica politica viste le implicazioni anche di natura “storica” di vedere le sorti del porto savonese decise a Genova. In Toscana poi il progetto di creare il marchio Tuscan Ports, sul modello del cartello Ligurian Ports, era stato affossato sul nascere proprio dal desiderio di Piombino di tenere a distanza l’ingombrante vicino livornese.
Disegno che potrebbe rinascere oggi dando a Livorno giurisdizione su tutti e tre gli scali toscani, compreso dunque anche Marina di Carrara. Un porto piccolo, che non lavora con i container e neanche nel mercato delle crociere, ma che da tempo sogna una stazione marittima per entrare anche lei nel business sfruttando la posizione vantaggiosa sia per raggiungere le mete toscane che le Cinque Terre e il Golfo dei Poeti.
Si capirà di più nei prossimi giorni. Il desiderio del governo sarebbe quello di licenziare la riforma prima delle elezioni europee.
Fonte: Città della Spezia