“Legalità deriva da lex, e lex ha la stessa radice del verbo ligare, che significa tenere stretto – dice infatti l’avv. prof. Arnaldo Miglino dell’università “La Sapienza” di Roma– la legge ci limita ma ci permette di convivere. Se questo è stato detto da tanti filosofi, io aggiungo anche: le regole ci permettono anche il godimento, per esempio quello che può derivare dall’assistere a un gioco come il calcio. Se non ci fossero le regole non ci sarebbe neppure il calcio.”
E continua: “Ma allora per rispettare le regole bisogna per forza conoscerle tutte? Una volta in Islanda mi trovai a un incrocio senza semafori e vidi che tutte le auto erano ferme. Cos’era successo? Sul marciapiede c’era un gatto che sembrava voler attraversare la strada. Quando ebbe dato segno di rinunciare e avviarsi definitivamente altrove, le auto ripresero il cammino. E’ questa la norma che è in noi indipendentemente dalle leggi dello stato e che ci permette di rispettare le regole senza doverle conoscere come esperti giuristi: il rispetto per l’altro.”
Il dott. Francesco Rotondo, sostituto procuratore della Repubblica al tribunale di Salerno, ricorda invece che non tutte le regole possono essere giuste: “In Italia sono state fatte le leggi razziali. Diceva Hegel: “anche un cane capisce il senso del bastone”. Questo significa che non bisogna rispettare la legge per paura della punizione, ma per un’adesione spontanea ad un modello di legalità”. Le conclusioni dei lavori vengono affidate al cav. Bruno Cavaliere. La sintesi compiuta dal past governatore del Distretto 108YA non può essere più pregnante e più adesa a quello che vuole essere il messaggio dei relatori ai ragazzi: “Esistono due leggi: quelle delle Stato e l’amore”.