Recentemente una polemica ha offuscato la figura di Giovanni Palatucci, riconosciuto nel 1955 come un Giusto da Israele e dichiarato martire da papa Giovanni Paolo II.
Si è sostenuto che il vice commissario aggiunto di Fiume non avrebbe potuto salvare 5000 ebrei, perché nel 1943 la città contava solo 500 israeliti; che la sua stessa deportazione a Dachau, avvenuta nel 1944, è da mettere in relazione alle accuse tedesche di appropriazione indebita e tradimento, per aver passato ai britannici i piani per l’indipendenza di Fiume nel dopoguerra.
Inizia il tam-tam di accuse nei confronti dell’uomo che, secondo tutte le testimonianze e i documenti, ha salvato una donna ebrea: Elena Ashkenasy.
La sola? Forse. Comunque il Talmud, testo sacro ebraico, non fa distinzione tra una o più vite salvate, ribattono i sostenitori di Palatucci. Oggi il caso si è sgonfiato e la discussione può essere affrontata in modo più sereno.
“Giovanni Palatucci, il questore Giusto” è questo il tema del convegno che si terrà il 16 aprile 2014, alle ore 10.00, presso l’ Aula dei Consigli di Facoltà dell’Università di Salerno. Alla giornata, moderata da Eduardo Scotti, giornalista del quotidiano La Repubblica, parteciperanno Angelo Picariello – giornalista del quotidiano Avvenire, Francesco Barra – docente presso l’Università di Salerno, Miriana Tramontina profuga dalmato-croata, delegata ANVGD (Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia) per Salerno.
Durante l’incontro sarà presentato il libro “1938-1945:L’industria di Caino”, curato da Vincenzo Raimondo Greco ed edito dall’Università di Salerno e da Libreriauniversitaria.it.
La giornata si inserisce nel ciclo di convegni e seminari sul tema Shoah, raccontare per ricordare, iniziativa voluta dall’Università di Salerno, da Unis@und e dal Cral dell’Ateneo salernitano, che ha ottenuto il sostegno del Museo dello Sbarco di Salerno, di ANPI Salerno, di Aned Eboli, del circolo Arcigay di Salerno e dell’Accademia dello Spettacolo di Baronissi.
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