La Campania è tra le regioni con il minor numero di vaccinazioni per il morbillo: la copertura arriva infatti a superare di poco il 50 per cento, mentre la soglia nazionale è al 90 per cento. E anche su altre coperture vaccinali, come morbillo e rosolia, si è ben lontani dall’obiettivo prefissato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, che prevede di debellare dall’Europa queste malattie entro il 2015. Il Dipartimento di Sanità Pubblica della Federico II diretto dalla professoressa Maria Triassi ha definito un percorso formativo destinato a tutti gli operatori sanitari delle Asl e delle aziende ospedaliere della Campania.
Cinque incontri a cadenza mensile che prenderanno il via il 16 aprile, nell’auditorium dell’Ordine dei Medici di Napoli, gli altri incontri si terranno all’Hotel Holiday Inn al Centro Direzionale. L’apertura dei lavori sarà affidata al Direttore del Dipartimento di Sanità Pubblica, Maria Triassi, in compagnia di Raffaele Calabrò, consigliere alla Sanità del presidente della Regione Campania. “Il corso – spiega la professoressa Triassi – si pone l’obiettivo di fornire un’informazione approfondita, aggiornata, corretta e quanto più possibile completa sui vaccini e sugli effetti collaterali legati alla loro somministrazione. E promuovere inoltre l’impiego di strumenti di supporto tecnologico di rapida consultazione, in grado di fornire l’archiviazione e l’immediata disponibilità delle informazioni relative alle reazioni ai vaccini.
La restituzione critica dei risultati della sorveglianza ottimizza il lavoro degli operatori e, di conseguenza, la corretta informazione al paziente e ai suoi familiari”. Negli ultimi anni in regione è aumentato l’ingresso di migranti. E oggi, secondo le ultime stime, sono più di 200 mila gli immigrati che vivono in Campania, concentrati tra Napoli, Salerno e Caserta. Un dato che conferisce alla regione il primato nel Mezzogiorno con la maggiore densità di extracomunitari. “La preoccupazione – conclude la Triassi – arriva dal fatto che si sta avendo un effetto rebound rispetto a malattie da noi ormai debellate. Penso ad esempio alla poliomielite. In molti casi, infatti, soprattutto chi è costretto a vivere in clandestinità, non ha un facile accesso alle normali profilassi pediatriche”.
Fonte ANSA
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