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Rifiuti: scavi provano traffico Puglia-Campania. Materiale di scarto anche dal salernitano

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Arrivano le prime conferme all’esistenza di un traffico illegale di rifiuti dalla Campania alla Puglia scoperto dalla Dda di Bari che ha portato ogni genere di scarto, anche di tipo ospedaliero, speciale e pericoloso, nella mega discarica illegale di Ordona, in un’area agricola nel foggiano. Qui, dove si stima siano state sotterrate 500.000 tonnellate di rifiuti, oggi è cominciata una campagna di scavi volta proprio ad individuare l’entità e la pericolosità del materiale ‘tombato’. Ricostruendo il flusso campano, i carabinieri del Noe, che stanno conducendo le indagini, si aspettavano sì di trovare nel sito di Ordona enormi quantità di materiale, ma solo prodotto della frazione umida.

Nei primi carotaggi eseguiti oggi hanno scoperto invece che nell’enorme cratere parzialmente colmato c’è di tutto: anche i rifiuti indifferenziati e non trattati ospedalieri e chissà che altro. Saranno le analisi a stabilirne esattamente la tipologia e forse la provenienza. Le ruspe che oggi hanno cominciato a scandagliare la discarica hanno potuto lavorare per poche ore perchè la pioggia giunta in mattinata ha impedito di proseguire i lavori.

Secondo quanto accertato dagli investigatori, i rifiuti erano prodotti in diversi Comuni della province di Salerno e di Caserta e seguivano due percorsi distinti. La frazione umida dopo essere stata trasportata nei siti di stoccaggio della ‘Sele Ambiente’, veniva trasferita nell’impianto di compostaggio della ‘Biocompost Irpino’ di Bisaccia (Avellino) e senza alcun tipo di trattamento, con falsi documenti di accompagnamento, veniva definitivamente smaltita nell’ enorme cratere di Ordona, gestito dalla ‘Edil.C.’. Almeno 12.000 tonnellate di frazione secca, invece, sarebbero state disperse tra Puglia, Basilicata, Molise e Campania.

In alcuni casi lo sversamento sarebbe avvenuto vicino a zone lacustri o corsi d’acqua di grande rilevanza paesaggistica e faunistica, ovvero aree protette. Per Legambiente, la scoperta di Ordona dimostra “ancora una volta la gravità della situazione” e conferma “come l’ecomafia sia diventata una piaga per il nostro Paese”. Legambiente ribadisce quindi che è “urgente approvare il disegno di legge sui reati ambientali per colpire in maniera più efficace chi specula contro l’ambiente”.

Fonte ANSA

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