Se si naviga nel sito, solo per i due tumori più diffusi in Italia, quello del colon-retto e quello della mammella, le differenze tra regioni appaiono molto grandi. In Abruzzo ad esempio solo 3 strutture su 26 per la mammella e 2 su 30 per il colon, circa il 7%, hanno il bollino, in Campania 8 su 105 per la mammella e 9 su 102 per il colon, in Calabria 2 su 35 e 2 su 48, in Sicilia 8 su 103 e 10 su 93, percentuali sotto il 10%. Dall’altra parte della classifica ci sono Piemonte, Veneto, Emilia Romagna e Toscana, tutte intorno al 30% e la Liguria che ha un ottimo 36% per il colon retto ed è intorno al 30% per la mammella, mentre Lazio e Lombardia sono più o meno nella media nazionale. ”Le strutture più affidabili sono state scelte sulla base del numero dei casi ma non solo – spiega De Lorenzo – anche in base alla presenza di tutto ciò che serve per garantire al paziente un percorso di cura. Ci sono centri che fanno 10-12 interventi l’anno, troppo pochi per essere affidabili per la letteratura scientifica.
Non è il nostro intento fare una classifica di ‘buoni e cattivi’, vogliamo solo dare uno strumento ai pazienti per orientarsi basato, per la prima volta in Italia, su dati incontrovertibili”. Secondo il ministro della Salute Beatrice Lorenzin non servono più centri con il bollino, mentre quelli più piccoli vanno razionalizzati. ”Penso che i centri siano quelli che devono essere – ha affermato – l’operazione che stiamo cercando di fare è accorpare in centri d’eccellenza i trattamenti complessi. Bisogna finire con la filosofia per cui tutti vorrebbero tutto sotto casa, questo non si può avere perchè costa troppo e non garantisce la qualitá della cura. Bisogna non solo concentrare le cure complesse ma lasciare maggiormente sul territorio altre fasi della terapia, dalla chemio alla riabilitazione”. Sulla necessità di fare rete ha insistito anche Stefano Cascinu, presidente dell’Aiom, l’associazione italiana di oncologia medica. ”Ogni regione può avere i suoi punti forti e deboli – sottolinea Cascinu -, ma è importante che si crei una rete oncologica soprattutto per i centri più piccoli che non riescono a raggiungere un numero sufficiente di casi”.
Fonte ANSA