Dov’erano quelli che sgobbano e spesso non si vedono più neanche agli scioperi generali? Sono diverse, le possibili risposte: la prima sta nel fatto che oggi che ha un lavoro se lo tiene stretto e non ha neanche il tempo di festeggiarlo, perchè lavora anche il primo maggio. La seconda risposta, ovvia, sta nella sfiducia dei disoccupati verso chi li dovrebbe rappresentare che include, oltre alla politica ed ai partiti, anche le organizzazioni sindacali.
La terza, non meno probabile risposta, sta nel fatto che la liturgia del primo maggio con la sfilata stanca, le solite facce e le bandiere stiracchiate attira ormai solo i pensionati che in questo giorno fanno rivivere i ricordi ed i militanti che sperano in una nuova stagione dei diritti, mentre non mancano coloro che si fanno il corteo solo per atto di presenza o perché a caccia di consensi.
Insomma, il primo maggio sembra ridursi a puro esercizio autoreferenziale, laddove è palese il cortocircuito con la stragrande maggioranza dei lavoratori, con i disoccupati, con quelli che non hanno mai lavorato e non si sentono rappresentati.
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