Secondo l’articolo del Mattino, due dipendenti della motorizzazione civile di Napoli avrebbero falsificato i documenti attestanti la revisione del bus precipitato dal viadotto Acqualonga dell’autostrada A16 il 28 luglio del 2013, provocando la morte di 40 persone.
Secondo gli attestati citati dal quotidiano campano, infatti, la revisione era stata effettuata regolarmente il 26 marzo del 2013, cioè circa quattro mesi prima della tragedia. Invece, secondo la Procura di Avellino, che sull’accaduto stanno indagando, le carte sono state falsificate (sarebbero state compilate dopo quella data) e la revisione mai eseguita.
A modificare i documenti di revisione sarebbero stati un uomo e una donna, adesso indagati per falso in atto pubblico: si tratta – riporta il quotidiano napoletano – del funzionario tecnico della Motorizzazione Civile di Napoli Vittorio Saulino, di 56 anni, di San Giorgio a Cremano (Napoli), e dell’assistente amministrativa Antonietta Ceriola, 63 anni di Giffoni Sei Casali (Salerno).
E’ stata una perizia grafologica, disposta dal pm della Procura di Avellino Adriano Del Bene, a far scoprire, di fatto, che non è sarebbe mai avvenuta la revisione.
I due funzionari, secondo l’accusa, si sono introdotti nel sistema informatico della Motorizzazione facendo risultare superati i controlli per ottenere l’autorizzazione a circolare per il bus della “Mondo Travel” della ditta di Gennaro Lametta, fratello dell’autista del bus.
I documenti presentati alla Polstrada dopo la tragedia riportano la data del 26 marzo 2013 ma la perizia affidata alla grafologa Silvana Iuliano avrebbe accertato che la firma del titolare dell’agenzia, Gennaro Lametta, sarebbe stata apposta soltanto dopo quella data e che nella documentazione mancavano la richiesta di sottoporre l’automezzo a revisione e il pagamento della previsto versamento.
Secondo quanto emerse dall’esame probatorio il mezzo affrontò senza freni un lungo tratto in discesa dell’A16 e all’altezza di Monteforte Irpino e dopo avere infranto le barriere di protezione precipitò nella scarpata. I due dipendenti della Motorizzazione civile di Napoli si vanno ad aggiungere agli altri indagati: il titolare della ditta proprietaria del bus e cinque dirigenti della Società Autostrade, tutti accusati di omicidio colposo plurimo e disastro colposo.
Speriamo che questi collaboratori della MCTC vengano immediatamente sospesi dalle funzioni e dallo stipendio fino a che non si arrivi alla sentenza definitiva e per cui in caso di condanna non possano mai più rientrare in servizio. Di casi come quello dei poliziotti condannati definitivamente per l’omicidio di Federico Aldovrandi e poi rientrati in servizio come se nulla fosse sinceramente non nè vorremmo sentire mai più. Chi sbaglia, soprattutto quando si hanno a che fare con omicidi, deve pagare.