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‘La partita si gioca!’ E lo decide il capo ultrà Genny a’ Carogna

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Non bastassero ferimenti, proiettili, una città bloccata e diversi scontri nella Capitale e fuori dalle vecchie gloriose mura, Fiorentina-Napoli ha fatto il giro del mondo in pochi minuti sopratutto per un altro fatto. Marek Hamsik a parlare con la curva dei tifosi azzurri. A parlar con Genny a’ Carogna.

Un nome da film per Gennaro De Tommaso, il capo indiscusso della Curva A del San Paolo. Ieri, il capo degli ultras del Napoli. Di certo non di tutti i tifosi azzurri. La finale di Coppa Italia comincia con 45′ di ritardo dopo che Hamsik e Bigon si recano sotto il settore partenopeo.

Genny, ricordando l’ultras serbo Ivan Bogdanov, si erge sulla grata della Curva Nord dell’Olimpico per poi spiccare un semplice salto così da parlare con Hamsik“Si gioca”. De Tommaso decide insieme ad Hamsik (o semplicemente da solo) che Fiorentina e Napoli devono giocare. Pena altri fumogeni, quelli a colpire Hamsik poco prima della discussione.

Figlio di Ciro De Tommaso, ritenuto affiliato al clan camorristico del rione Sanità dei Misso, Genny indossa una maglietta con ”Libertà per gli ultras” sul retro, e ”Speziale libero” davanti. Quest’ultima scritta si riferisce ovviamente ad Antonino Speziale, l’ultrà del Catania che sta scontando otto anni per l’omicidio preterintenzionale dell’ispettore di polizia Filippo Raciti avvenuto il 2 febbraio del 2007, durante il Derby di Sicilia tra Catania e Palermo.

Indignato Roberto Saviano, che tramite il suo account Twitter è stato chiarissimo: “Solo ora ci si accorge che nella tifoseria organizzata napoletana la camorra comanda?”. Indignazione sui social e sui social in generale, silenzio assoluto da parte delle autorità calcistiche.

E’ tornata alla mente dunque la stracittadina romana in cui i tifosi della Roma inventarono la scusa di un bambino morto per parlare con Totti in campo, chiedendo la sospensione della gara. Un nuovo capitolo nero nel libro ultrà italiano, stavolta unito a qualcosa di più grande. Lo stesso noto Carogna, tra l’altro, nel 2012 era stato pescato dalle telecamere con la Coppa Italia tra le proprie mani (!), consegnata per qualche istante dal Napoli agli ultras della Curva dopo il trionfo targato Mazzarri.

Grande eco all’estero per questo fatto, Europa e resto del mondo uniti: “Il figlio di un camorrista ha deciso che si giocasse la Finale di Coppa italiana” il titolo fuori dai confini italici. Il messaggio passato è risultato, ovviamente, sopratutto di cronaca, piuttosto che sportivo. Una grande prova di Insigne macchiata, una Fiorentina che ha provato a pareggiare. 3-1 azzurro, ma tutto nero attorno.

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