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Calcio&Business: tifosi “aziendalisti” del calcio malato!

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Tifosi “aziendalisti” e “tifosi per passione”: due modi differenti di “amare” la propria squadra del cuore. Il tifoso “aziendalista” partecipa agli eventi agonistici e parimenti s’interessa anche degli aspetti societari del proprio club, il tifoso “per passione” preferisce invece, godersi e motivare il risultato agonistico rispetto a quello aziendale. In termini aziendali, partite di calcio senza spettatori, curve chiuse, discriminazione territoriale,   quali danni “economico-finanziari” subiscono i club , dal fenomeno del “calcio malato”! In Italia le sanzioni applicate nei confronti delle societa’ di calcio in tema di “razzismo e discriminazione” risultano essere pari ad 11, mentre quelle relative alle “curve chiuse” pari a 8. (fonte Il Corriere dello sport). Nei campionati di calcio inglesi, francesi, spagnoli e tedeschi tali “sanzioni” risultano essere pari a zero.

Il “calcio malato” determina un danno d’immagine ai club calcistici, con conseguente svalutazione del proprio brand, e allontanamento dall’azienda calcio di tifosi e aziende sponsor. La “carenza di spettatori” si traduce in termini aziendali, in un decremento di ricavi da botteghino, e relativa diminuzione di fatturato per investimenti pubblicitari, marketing, merchandising e sponsorizzazioni. Il “calcio malato” potrebbe quantificare riflessi negativi sui bilanci delle società, che vedono aumentare i costi fissi di gestione , diminuire la voce dei ricavi tipici di gestione , con relativa determinazione di perdite d’esercizio. Il fenomeno aziendale del “calcio malato” impone altresi alla “governance” dei club , di valutare con attenzione,  la “variabile dei minori investimenti” verso le società calcio, da parte di sponsor e soci di capitale.

Allo stato i club di calcio, si presentano sul mercato, come “soggetti sui generis”, rispetto al “prodotto commercializzato”, ed ai “fattori della produzione” utilizzati. Il “prodotto” spettacolo , ed i “calciatori” fattori della produzione, rendono i club di calcio oggetto di osservazione  per i classici “stakeolder” ,  per il mercato di riferimento, per i tifosi, e per le aziende sponsor. In sede di redazione di budget e programmazione societaria, il fenomeno del “calcio violento” dovrà essere valutato dai club di calcio, in sede di programmazione aziendale, come evento negativo della gestione societaria. In tale stato di cose, le aziende sponsor , al fine di tutelare il proprio marchio , stanno dirottando i propri investimenti verso gli “sport migliori”: rugby, basket e volley, dove  non si verificano “situazioni di incertezza” e “situazioni di violenza” come per l’azienda calcio.

Da un’indagine effettuata dalla società Eta Meta Research, si rileva che gli effetti dovuti ai fenomeni :”calcio violento”, “doping”, “calcio malato”, “calcio a porte chiuse” , “sospensione dei campionati”, “chiusura delle curve” , comportano per l’azienda calcio perdite potenziali in termini di sponsorizzazioni per un valore di circa 100 milioni di euro. ( fonte www.pubblicità-oggi.it). Azionariato popolare per vincere la sfida al “calcio violento”!!!!

Antonio Sanges – Dottore Commercialista

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