Mesi buttati al vento, squadra fatta e rifatta più volte senza fare autocritica alcuna. Anzi. La novità è che l’amarezza del giorno dopo deve essere mitigata dalla ‘inutile’ Coppa Italia di Serie C. Quasi a dire: accontentatevi perché questo è ciò che passa il convento per chi, in 97 anni di storia, non ha mai vinto niente. Messa così suona male, davvero male. Farsi scudo con la Coppa Italia per nascondere la fallimentare stagione calcistica della Salernitana è esercizio stucchevole. La verità è che ci sono squadre e squadre. Squadre vere, capaci di vincere partite impossibili o di perdere con onore e squadre di plastica che si squagliano al cospetto del fuoco sacro altrui, facendosi affondare in pochi minuti e facendosi addirittura mortificare da un Frosinone tutt’altro che irresistibile. La Salernitana che ha centrato i play off dall’ultimo posto utile, la Salernitana che aveva scelto di incrociare i tacchetti con il Frosinone per evitare il Lecce, la Salernitana di Gregucci che contro gli stessi avversari di Perrone, dal Beneveno alla Paganese ha fatto gli stessi punti (12 ndr), ha dimostrato tutta la sua pochezza. Una immagine di fragilità che rispecchia anche l’atteggiamento della società che usa il club come una dependance della casa madre Lazio. Salerno merita rispetto e merita molto di più per dirla come i tifosi. Giustificare i fallimenti, gli errori, i valzer di allenatori, le campagne acquisti sgangherate e poi recuperate in extremis, con la mancanza di titoli in bacheca ha ormai stancato. Salerno non ha una bacheca piena zeppa di titoli ma ha una storia ed una dignità che non baratterebbe per nessun trofeo a cinque stelle.