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SITA: nulla di fatto dal vertice di Napoli, si riapre la crisi con 430 dipendenti a rischio

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Fumata nera dall’incontro tenutosi a Napoli tra i rappresentanti dell’assessorato ai Trasporti, i vertici aziendali della SITA ed i sindacati per cercare di trovare un accordo che potesse scongiurare la fine delle corse, come annunciato nelle scorse settimane, a partire dal 1 agosto con il licenziamento di 430 lavoratori. Sul tavolo del confronto il servizio su gomma assicurato in tre provincecampane (Avellino, Salerno e Napoli) dalla Sita. Nelle scorse settimane i lavoratori dell’azienda avevano proclamato lo stato di agitazione, con inevitabili disagi per circa 34mila utenti, dopo che l’azienda aveva comunicato di voler avviare le procedure per abbandonare la Campania a causa di lamentate inadempienze da parte degli enti locali.

Nei giorni scorsi si sono tenuti altri due vertici (l’agitazione è stata dunque sospesa) nel corso dei quali si è fatto il punto della situazione con i sindacati che hanno chiesto di fare scelte lungimiranti per il trasporto pubblico in Campania. In una intervista a Metropolis Simone Spinosa direttore della Società dice: “Noi non chiediamo niente di più di quello che ci spetta di diritto. Dalla Regione Campania vantiamo un credito che si aggira intorno agli otto milioni di euro. Per loro la cifra è sicuramente inferiore, ma aspetto di vedere i conteggi fatti dai funzionari dell’assessore regionale Vetrella».

Sul futuro, invece, sembra non accettare compromessi: «A queste condizioni restare in Campania risulta davvero impossibile per la nostra azienda. Se non ci conviene rimanere noi andremo via il prossimo primo agosto e non vogliamo nulla da nessuno». Una decisione che non vacilla nemmeno quando si tirano in ballo i soliti obblighi di servizio: «Quelli non sono un problema, perché siamo pronti ad arrivare davanti alla Corte di giustizia dell’Unione europea per far valere le nostre ragioni». L’azienda teme che la situazione campana possa abbattersi di riflesso anche nelle altre regione dove la società opera – Puglia e Basilicata – minando così la stabilità di tutto il gruppo.

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