Perché ci piace immaginare che Simone, Vincenzo, Ciro e Giuseppe ne discutano anche in Paradiso. Quattro giovani vite spazzate via da una follia. La stessa follia che si ripete in tanti stadi, in tante altre città dove si vive di pane e pallone. Come non pensare in questo giorno anche al tifoso del Napoli ferito da un colpo di pistola prima di una partita di calcio. Troppe vittime, troppi errori commessi dentro e fuori gli stadi. La morte di Simone, Ciro, Enzo e Giuseppe non deve essere dimenticata. Il calcio è uno sport e deve restare tale. Ha fatto bene la Salernitana, sul suo sito web ad inserire una foto granata con i quattro nomi dei tifosi morti nel rogo del treno. C’era scritto: “Mai dimenticare”. E Salerno non intende dimenticare le voci, i volti le storie di quattro angeli che tifano per noi nella curva dei giusti.
24 Maggio ’99, sembra ieri. 15 anni dopo Salerno non dimentica
15 anni, sembra ieri. Il 24 maggio del ’99 la furia del fuoco spazzò via 4 giovani vite, 4 cuori innamorati della Salernitana, e con loro anche un po’ di voglia di credere ancora allo sport inteso come divertimento. Le lacrime non bastano più per estinguere il fantasma del rogo, non basterebbero tutti i fiori del mondo a rendere meno triste un lembo di cimitero che si è trasformato in una ferita aperta e sanguinante, di quelle che non guariscono. Ma le preghiere, quelle sì, sono doni graditi, rappresentano la via più diretta per comunicare, per avvicinarsi a loro, per parlare con loro – magari anche di calcio, di una squadra che spera di ritornare in poco tempo in quella massima serie persa in un afoso pomeriggio di 15 anni fa a Piacenza.
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