Ovviamente la scelta dei luoghi e degli appartamenti “da lavoro” sarà previa autorizzazione del Comune di riferimento e controlli psicofisici in grado di accertare il pieno stato di salute e quindi sicurezza per i cittadini. Questa proposta nasce si dalla necessità di pulire e rendere “migliori” le strade del nostro Paese, ma nasce anche per poter riempire le tasche dello Stato, grazie agli ingenti introiti che questo settore potrebbe portare.
Tasse per le prostitute, più soldi incassati dallo Stato. Si parla di un volume di affari pari a 14 miliardi di euro che lo Stato non incasserebbe all’anno. I modelli statali regolamentaristi, che regolano la prostituzione sono in Europa l’Olanda, la Germania, la Turchia, l’Austria, la Svizzera, la Grecia, l’Ungheria e la Lettonia, negli Stati Uniti solo il Nevada, in America troviamo il Messico, la Bolivia, il Perù, l’Ecuador, la Colombia, Panama e il Venezuela; in Africa il Senegal; in Asia il Libano; in Oceania la Nuova Zelanda e gli stati del Queensland, New South Wales, Victoria e nel Territorio della capitale in Australia.
IL DDL
Il disegno di legge prevede la possibilità per i sindaci di trasformare alcune zone della città in quartieri a luci rosse dove concentrare le prostitute non solo su strada, ma anche all’interno di condomini dedicati al sesso a pagamento. «Ovviamente queste scelte vanno concertate con i residenti, i negozianti e le forze dell’ordine – spiega la senatrice Spilabotte – altrimenti il progetto avrebbe poca possibilità di successo». Secondo la promotrice della riforma della prostituzione «le ordinanze dei sindaci non sono sufficienti per ordinare questa materia. Fino a oggi infatti tutti i provvedimenti emanati dai singoli comuni sono sempre stati bocciati per incostituzionalità. Per questo è diventata necessaria una regolamentazione a livello nazionale». Il ddl Spilabotte è stato assegnato alle commissioni Giustizia e Affari costituzionali del Senato e dovrebbe essere calendarizzato nei prossimi giorni, subito dopo le elezioni europee. Il progetto non prevede la creazione di case chiuse vecchio stile, ma permette la creazione di appartamenti gestiti da cooperative di prostitute (nessuna “maîtresse” quindi a capo delle abitazioni ma solo professioniste pari grado) e professioniste a partita Iva.