Se fosse vero che sono tutti uguali gli “ecomostri” che offendono le bellezze naturali del nostro paese mi domando dov’erano queste Vestali dell’ambientalismo italico quando sulla costiera amalfitana si costruiva il famigerato “mostro di Fuenti” (e uno dei 48 diede il suo parere favorevole) e quando sugli scogli di Vico Equense si realizzava l’Alimuri (col benestare della Soprintendenza) e quando sulla spiaggia di Bari veniva eretto il complesso residenziale di Punta Perotti (con tutte le autorizzazioni necessarie) e quando in località Pozzano di Castellammare di Stabia veniva realizzato in riva al mare (col benestare della Soprintendenza ai beni paesaggistici) un grande albergo, utilizzando i ruderi di un cementificio dimesso, che un saccente ma stupido docente universitario, del tutto ignaro della vera archeologia industriale italiane ed europea, definì “siti archeologici” questi ruderi e perciò “meritevoli di conservazione e di utilizzazione”. E, giacché ci sono, mi domando dov’erano quando la Reggia di Carditello veniva saccheggiata (e Antonio Stella e io denunciavamo questo scempio) e quando il Castello Aselmeyer di Lamont Young veniva oltraggiato da due escrementi edilizi (e io denunciavo questo oltraggio).
Come architetto di qualificata esperienza (si sono occupati delle mie opere Bruno Zevi, Giulio Carlo Argan, Roberto Pane, Renato De Fusco, Benedetto Gravagnuolo, Nicola Pagliata, Pasquale Belfiore, Massimo Rosi e la Fondazione LeCorbusier) ritengo che il Crescent di Ricardo Bofill, lungi dal «compromettere la forma urbis e il paesaggio costiero di Salerno», servirà a valorizzare questo tratto della spiaggia salernitana arricchendola di un’opera architettonica di particolare bellezza. E mi auguro che il ministro dell’Ambiente non tenga in alcun conto la protesta dei 48. Fosse dipeso da loro Adalberto Libera non sarebbe mai riuscito a realizzare la stupenda casa Malaparte sugli scogli di Capri”.
Gerardo Mazziotti