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I tempi della giustizia civile, un ostacolo all’impresa italiana. Salerno al terz’ultimo posto

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In Italia il “fare impresa” è ostacolato anche dai tempi della giustizia civile: considerata dalla Banca Mondiale tra i principali indicatori per valutare il contesto di imprenditorialità di un Paese, la tempistica della giustizia civile in Italia raggiunge la media record di 1.132 giorni, contro i 544 dell’Unione europea. Secondo l’Ufficio studi di Confartigianato su dati ministero della Giustizia, il tribunale di Genova (che comprende i circondari di Savona, La Spezia, Chiavari, Imperia, Sanremo e Massa) fa aspettare quasi un anno in più della media europea: ben 872 giorni per concludere un procedimento civile (al sesto posto sui 26 tribunali ordinari italiani). Nelle ultime posizioni Messina (1.989 giorni), Salerno (1.897), Potenza (1.831) e Catanzaro (1.704); nelle prime, tra i distretti più virtuosi, Torino (666 giorni), Trieste (655) e
Trento (601). Anche in quest’ultimo distretto italiano più virtuoso si rilevano tempi dei procedimenti civili superiori del 10,5% alla media di 544 giorni nell’Ue a 27.

Un’attesa che si traduce in un considerevole dispendio di energie, soprattutto economiche, per gli oltre 582mila titolari di micro e piccole imprese coinvolti in cause civili, di cui oltre 191 mila artigiani: i costi che gravano sulle imprese per i ritardi della giustizia ammonterebbero a 1.032 milioni di euro. Di questi, 488 milioni derivano da ritardi nelle cause di recupero crediti, mentre per i rimanenti 543 milioni si tratta di fallimenti. “I tempi della giustizia civile – spiega Giancarlo Grasso, presidente di Confartigianato Liguria – influiscono in generale sulle linee di sviluppo fisiologico delle imprese e contribuiscono a tenerle più piccole: il fattore giustizia influenza negativamente la produttività delle imprese, soprattutto quelle di minore dimensione, nelle quali non sono presenti unità specializzate nella gestione del contenzioso. I dati confermano questa chiave di lettura: all’aumento della dimensione media aziendale, corrisponde una diminuzione della durata delle cause civili. Per questi motivi l’artigianato ligure è il settore più penalizzato”.

Negli ambiti più strettamente legati alla vita delle imprese, la maggiore incidenza delle cause è per il lavoro (20,5%), seguito da contrasti tra cliente e fornitore (14,4%), assicurazione e banca (10,3%) e fallimento e diritto societario commerciale (7,4%). Tra imprenditori e lavoratori autonomi coinvolti in una causa civile, nell’81,4% dei casi il grado di giudizio dell’ultimo procedimento è risolto in tribunale, il 14,8% presso un giudice di pace, l’1,2% in Corte di cassazione e solo lo 0,9% in Corte di appello.
Per gli ambiti prevalentemente extra-professionali invece la maggior incidenza di cause è legata alla famiglia (38,2%), seguito da contrasti condominiali/vicinato (6,9%)e sfratto (5,8%).
Il 5,9% dei lavoratori indipendenti poteva avviare una causa civile ma ha deciso di non farlo. I motivi sono dati dal costo eccessivo rispetto ai vantaggi (33,7%), la risoluzione per proprio conto (25,0%), l’eccessiva durata della causa (24,9%), il risultato incerto (18,4%), la complessità delle procedure (16,6%) e la mancata disponibilità delle somme per accedere al procedimento (13,2%).
Secondo gli imprenditori e lavoratori autonomi l’aspetto della giustizia civile che andrebbe prioritariamente migliorato è la durata della causa, indicato in 3 casi su 4 (75,4%), seguito dalla semplificazione della burocrazia (57,6%), puntualità delle udienze (31,6%), disponibilità dei giudici (30,7%), chiarezza sul costo complessivo (27,7%), correttezza degli avvocati (24,4%), chiarezza sulla durata (23,2%), chiarezza sulla parcella (22,1%) e dalla chiarezza sulla possibilità di successo (20,6%); più contenute le indicazioni di miglioramento sull’imparzialità dei giudici (18,7%), la competenza avvocati (17,4%), la chiarezza informazioni
(16,3%) e la reperibilità degli avvocati (10,4%).

Circa la metà dei lavoratori indipendenti conosce le forme alternative della giustizia civile; l’arbitrato è rilevato nel 47,2% dei casi, mentre il 50,3% è a conoscenza della mediazione civile: un procedimento ordinario portato avanti con questa forma alternativa dura in media 88 giorni e nei venti mesi di obbligatorietà della stessa (da fine marzo 2011 a metà dicembre 2012), la mediazione civile ha determinato un risparmio di 420 milioni di euro a imprese e famiglie. Allo stesso modo, le oltre 42mila conciliazioni gestite dalle Camere di Commercio presentano una durata media di 46 giorni e una stima di risparmio per imprese e famiglie di 130 milioni di euro (dati Unioncamere).

Fonte Città della Spezia

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