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Criminalità. Oltre 200mila commercianti e artigiani vittime del racket

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Sono oltre duecentomila i negozianti e gli artigiani colpiti dal racket, che pagano il 65 per cento del “pizzo” italiano, pari a 6,5 miliardi di euro. Complessivamente, gli imprenditori vittime di un qualche reato – truffe, furti, rapine, contraffazioni, abusivismo, appalti, scommesse, pirateria – supera un milione di unità, un quinto degli attivi, e fa muovere un fatturato che si aggira intorno ai 170-180 miliardi di euro, con un utile che supera i 100 miliardi al netto degli investimenti e degli accantonamenti. Sono alcuni dei dati contenuti nella seconda edizione del libro dal titolo “I costi dell’illegalità e la lotta alla criminalità organizzata”, edito da Unimpresa, che saranno resi noti lunedì 23 giugno, alle ore 11, presso la sala del consiglio della Camera di Commercio di Napoli, nell’ambito della presentazione del volume.
Ai lavori, aperti da Maurizio Maddaloni, presidente della Camera di Commercio di Napoli e da Paolo Longobardi, presidente di Unimpresa, prenderanno parte don Tonino Palmese, vicario episcopale dell’Arcidiocesi di Napoli, Franco Roberti, procuratore nazionale Antimafia, Luigi Scipione, autore del libro e docente di Diritto dell’Economia alla Federico II di Napoli, Filippo Beatrice, procuratore aggiunto della Repubblica di Napoli, Francesco Antonio Musolino, prefetto di Napoli, Guido Marino, questore di Napoli, Gaspare Sturzo, magistrato e presidente del Ciss, il Centro Internazionale Studi Luigi Sturzo. Il dibattito sarà moderato dal vice direttore del Tg1, Gennaro Sangiuliano mentre le conclusioni sono affidate a Stefano Caldoro, presidente della Regione Campania.

“Il presente lavoro è la seconda tappa di un’attività di ricerca volta a dimensionare il grado di esposizione dei nostri territori e delle nostre imprese alle insidie alimentate dal dilagare dell’illegalità nel tessuto socio-economico del paese – si legge nell’introduzione al libro – Nel solco tracciato dalle numerose iniziative intraprese da Unimpresa, l’indagine condotta si muove con cifra innovativa, rivolgendosi agli imprenditori “soffocati”, al mondo giudiziario, a quello economico-finanziario, a quello della scuola e della formazione delle giovani generazioni. D’altra parte lo studio di queste complesse relazioni tra economia illegale e criminalità non ha solo un interesse speculativo. Da esso dipende sia l’efficacia delle politiche volte a combattere fenomeni sociali degenerativi che minacciano la nostra convivenza civile e il progresso e sia l’idea stessa che abbiamo del nostro vivere collettivo e, in definitiva, dei valori, delle identità e degli interessi del mondo in cui viviamo”.

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