In Campania, terra vocata all’agricoltura, si contano ormai quasi mille di queste esperienze, tra quelle organizzate direttamente da Legambiente, nei siti di Pontecagnano, Eboli e Succivo, e quelle realizzate grazie al progetto “Mille orti per la Campania”, promosso da Legambiente e finanziato dalla Regione. Riscoprire le tradizioni, gli usi e costumi di un territorio ma anche favorire l’inserimento sociale e lavorativo. Coltivare in modo biologico, biodinamico e naturale con un uso minimo di sostanze chimiche. E’ questa la carta d’identità degli orti urbani e periurbani gestiti in Campania dai circoli di Legambiente. Orti che hanno acquisito negli ultimi anni una forte funzione sociale e rappresentano un’importante occasione per migliorare la qualità della vita nelle città.
“ Coltivare e promuovere gli orti urbani è un atto politico- ha commentato Michele Buonomo, presidente Legambiente Campania- un atto di resistenza per socializzare, per autoprodurre cibo sicuro, di stagione, a km zero. Per risparmiare. Per non dimenticare saperi contadini e non perdere il rapporto con la terra, per riqualificare spazi abbandonati il cui destino è trasformarsi in piccole, bruttissime discariche. Per frenare l’avanzata del cemento. Per restituire alle periferie colore, bellezza, umanità. Il cittadino campano – conclude Buonomo di Legambiente – che vive nelle città, frequenta poco le aziende agricole, continua ad acquistare i prodotti primari nei grandi supermercati pur sentendo l’esigenza, di una maggiore genuinità e sicurezza di ciò che porta in tavola. È su questo aspetto che si aprono grandi spazi per gli orti di città che possono costituire una presenza ecologica ed ambientale, una strategia all’avanguardia per accorciare le filiere, combattere l’inquinamento, garantire sicurezza alimentare ricompensando gli sforzi dell’agricoltore e raccogliere la domanda e la richiesta del consumatore».
L’esperienza di Legambiente ha dimostrato l’evidente ricaduta ambientale, sociale ed economica. In particolar modo l’affidamento degli orti agli anziani è anche una risposta all’isolamento ed allo stress. L’esperienza di Pontecagnano ha dimostrato che gli anziani che quotidianamente coltivano la terra, oltre a trasmettere la cultura della coltivazione in modo artigianale ai giovani, sono usciti dall’isolamento, non soffrono di depressione