La faccenda del ritiro merita una spiegazione e non può essere archiviata in fretta e furia. Due le cose. O Fabiani ha scelto senza saper scegliere. E se fosse così verrebbe fuori l’inadeguatezza dell’attuale direttore generale. Oppure Somma è troppo pignolo nella scelta delle location di allenamento. C’è anche una terza strada. I ritardi con i quali la società romano-salernitana opera e le questioni di budget hanno costretto Fabiani, che non è certo l’ultimo arrivato, a ripiegare su una soluzione di emergenza come Pizzoferrato. Ipotesi questa molto più veritiera e che apre chiaramente altri scenari. Per vincere i campionati di Serie D e Seconda Divisione in gironi tutt’altro che complicati era sufficiente ingaggiare giocatori forti, anche se sul viale del tramonto, e gestire il club con il telecomando facendo leva sulle professionalità ingaggiate per raggiungere l’obiettivo. In Lega Pro, prima divisione, subentrano altri fattori: programmazione in primis e poi presenza, organizzazione, tempismo, risorse e capacità.
Se si pensa di costruire una squadra vincente e ben strutturata occupandosene nei tempi morti o nei ritagli di tempo non si fa tanta strada e neppure l’allenatore più motivato del mondo riesce a fare miracoli. Detto questo un pensiero a margine va dedicato a due ottime professionalità all’interno dello staff Salernitano. Gianni Russo e Rodolfo De Rose. Entrambi non si risparmiano neppure un secondo nello sbrigare faccende e problematiche relative alla organizzazione per la prossima stagione così come accaduto per il passato. Oggi il segretario De Rose ha comunicato, come da scadenza, alla Lega pro i criteri infrastrutturali. Campo di gara e quant’altro serve per prendere parte al prossimo campionato. Il problema, adesso, è capire perché si è inceppata la catena di comando e quali sono le reali strategie di Lotito e Mezzaroma. Se il buongiorno si vede dal mattino c’è poco da essere ottimisti.