“E’ passato più di un anno da quel maledetto giorno – racconta Donatella Cipriani – ma io non smetto di lottare per i loro diritti. Sono preoccupata per il loro stato psicofisico: hanno perso circa 15 kg da quando sono arrivati nella casa famiglia e ogni volta che mi vedono chiedono di poter tornare a casa. Non riescono a riprendersi dal trauma che hanno subito”. “Chiedo aiuto, continuo ad avere fiducia nell’operato dei giudici – conclude la donna – ma continuerò a combattere affinché la verità venga fuori perché sono convinta che lo stato debba tutelare non solo i diritti dei minori ma anche delle donne che hanno il coraggio di denunciare le violenze subite ma che poi, purtroppo, vengono travolte dal vortice infernale della giustizia minorile”. Non sono prospettabili censure per gli uffici giudiziari che hanno adottato “le cautele richieste dalla delicatezza della vicenda”, aveva risposto recentemente il ministro della Giustizia Andrea Orlando ad un’interrogazione parlamentare sulla vicenda. Si tratta, aveva aggiunto Orlando, di una “complessa vicenda giudiziaria” che vede “i genitori aspramente contrapposti”. Il provvedimento adottato in primo grado, aveva spiegato il ministro, non era stato revocato dalla Corte d’appello che aveva constatato come i bambini non avessero subito un “significativo trauma”, e avessero “un ottimo rapporto con gli operatori” della casa famiglia. Oltre al fatto che i loro incontri con i genitori si svolgevano in un “clima di serenita’”
Fonte Ansa