C’è silenzio, c’è rabbia a Scampia. Ci sono drappi neri, lungo le strade. Ed una scritta: “ciao eroe”. C’è, poi, anche una maxi foto, dove Ciro sorride. Écosì che la gente del suo quartiere aspetta Ciro Esposito. Lo fa ‘vestendo’ a lutto Scampia, lì dove il tifoso napoletano lavorava, viveva, incontrava la sua fidanzata, amava i suoi genitori. E dove nei prossimi giorni tornerà: da morto. E così stamattina, appena si è saputa la notizia della sua fine, dopo aver sperato e pregato da quel 3 maggio, giorno in cui Ciro rimase ferito prima della finale di Coppa Italia Napoli-Fiorentina, in tanti sono andati all’autolavaggio dove il 28enne lavorava. Hanno tolto gli striscioni con cui per tutti questi lunghi giorni hanno cercato di trasmettergli forza. Messaggi di sostegno che oggi purtroppo non servivano più e che sono stati sostituiti da un lungo drappo nero sul quale, a carattere cubitali, è stato scritto con il colore azzurro della sua squadra, il Napoli, ‘ciao eroe’ oltre a ‘Ciro sempre ultrà’. Un saluto che, ora dopo ora, si è rincorso in diverse strade del quartiere oltre ad una raccolta firme per chiedere al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, la medaglia al valore civile per Ciro, “perchè non dimentichiamo che è stato ferito e poi morto dopo una lunga agonia per aver cercato di difendere donne e bambini da un attacco con bombe carta ad un pullman di supporter partenopei”, dice Angelo Pisani, avvocato degli Esposito nonchè presidente della Municipalità nel cui territorio cade proprio Scampia. Un quartiere, quello alla periferia di Napoli, dove nell’ Auditorium si sta allestendo la camera ardente e dove, con rito evangelico, saranno celebrati i funerali: in quella stessa piazza Grandi Eventi che nel 2000 ospitò papa Wojtyla. Un’attesa di dolore, quella di queste ore, ma anche di rabbia: per gli ultrà della Roma, per le istituzioni “che non hanno fatto nulla per evitare la sua morte”. “Ora può accadere di tutto”, avverte Sasà Capobiondo, appartenente ai gruppi del tifo organizzato del Napoli. Davanti all’autolavaggio gestito dalla famiglia di Ciro spiega: “Rispetto l’appello dei familiari ma non so come reagirò quando vedrò un tifoso della Roma che si comporta come ha fatto De Santis”. Parla di odio e spiega però che questi sentimenti “non sono per i tifosi romanisti in generale, ma per chi si macchia di simili gesti”. Capobiondo racconta di sentirsi “come una persona a cui hanno tolto un fratello”. Poi, accusa le istituzioni e le forze dell’ordine che hanno gestito l’ordine pubblico in occasione della finale di Coppa Italia, quando Ciro è stato ferito: “Meritano uno zero in condotta”. “Siamo stati lasciati soli – conclude – quando siamo arrivati a Roma non c’era neanche un vigile urbano”. Probabilmente saranno celebrati venerdì i funerali di Ciro. una ditta di Miano, nel Napoletano, si farà carico delle spese. ”Ringraziamo i tifosi – ha detto lo zio di Ciro, Enzo Esposito – che si sono offerti di farsi carico della gestione dei funerali di Ciro, ma i titolari della ditta hanno voluto offrire i funerali. Sono gesti che ci toccano e portano alla luce la grande umanità che c’è nella gente che vive nelle estreme periferie di Napoli”.
Fonte Ansa