Don Patriciello chiede risposte che, precisa, ”non sono ancora state date. Le nostre domande angoscianti vengono tuttora affrontate con una superficialità che fa spavento”. E se – continua – si può contare sulla Chiesa campana, sui volontari, sulla gente, ”quel che manca è proprio la volontà politica di mettere una volta per sempre la parola ‘fine’ a questa tragedia.
Fiducioso – sottolinea – attendo una telefonata da parte tua”. ”I dati dell’Istituto superiore di sanità che confermano ciò che noi da sempre sappiamo – scrive don Patriciello – vengono il giorno dopo ridimensionati dallo stesso ministro Lorenzin, in contrasto con il Governatore della Campania che, invece, li riconferma. Ci sono confusione, pressappochismo – prosegue – Presidente, dobbiamo uscire da questa sciagura al più presto e nel migliore dei modi”. Don Patriciello racconta che le case di chi vive in quelle terre sono state, anche stanotte, ”invase da fumi, fetori, veleni di ogni tipo. Anch’io sono rimasto sveglio e con in corpo una rabbia immensa”, afferma. Alla lettera don Patriciello allega alcune delle testimonianze che – scrive – ogni giorno ricevo ”dalla mia gente per testimoniare la gravità della situazione”.