Le Regioni. Veneto e Friuli Venezia Giulia sono le Regioni con la più alta concentrazione di Comuni Ricicloni. Ma la novità dell’anno è la crescita dei ricicloni nel centro sud che passano dal 15 al 20% del totale nazionale. Crescono in particolare i comuni virtuosi nelle Marche (+15% in un anno): qui, semplicemente, è stata applicata in maniera intelligente la legge nazionale, prevedendo un tributo di 20 €/tonnellata per i rifiuti urbani che finiscono in discarica, importo che viene modulato in base alle performance di raccolta differenziata raggiunte dai Comuni. Premi e penalità che i comuni sono invitati (applicando tariffe differenziate in funzione dei rifiuti prodotti da ciascuna famiglia) a trasferire ai cittadini, riducendo drasticamente le tariffe da pagare ai più virtuosi.
Le nuove tecnologie dell’informazione (non solo sistemi automatici di pesata e controllo nella raccolta, ma anche App scaricabili anche su smartphone e tablet di ciascuno) fanno il loro ingresso in centinaia di comuni d’Italia e fanno prefigurare alla futura smart comunity che popolerà le città e i quartieri una amministrazione dei flussi di rifiuti che arriva a ricordare il giorno prima la frazione di rifiuto differenziata da preparare davanti alla porta di casa, la pesata del proprio condominio e i premi (riduzione di tasse) che si possono ottenere per chi riduce all’indispensabile i rifiuti non riciclabili.
Dopo i Ricicloni i Comuni rifiuti free. Anche quest’anno abbiamo segnalato l’eccellenza nell’eccellenza: quei comuni che sono riusciti a ridurre del 90% circa la quantità di rifiuti da smaltire. Sono circa 300 quelli che nel corso del 2013 hanno prodotto meno di 75 chilogrammi a testa di rifiuto secco indifferenziato, mentre la produzione media pro capite nazionale si aggira sui 550 chili annui. E non si tratta di piccoli comuni: il toscano Empoli con i suoi 48 mila abitanti è seguito dai trevisaniCastelfranco, Montebelluna, Vittorio Veneto, tutti attorno ai 30 mila abitanti. Le ricette sono diverse, ma con alcune caratteristiche comuni: la raccolta “porta a porta”, la modalità di tariffazione del servizio (due terzi applicano la tariffa puntuale), la responsabilizzazione dei cittadini attraverso una comunicazione efficace e con politiche di prezzo che premiano il cittadino virtuoso con una riduzione della tassa sui rifiuti se separa bene i materiali, incentivando la pratica del compostaggio domestico, promuovendo il consumo dell’acqua del Sindaco riducendo le bottiglie di plastica, bandendo l’usa e getta.
Le grandi città stanno a guardare? Tutte, tranne Milano, che ormai ha superato la soglia del 50% (prima metà del 2014), prima in Italia e seconda in Europa tra le città sopra il milione di abitanti (la prima è Vienna). Il “trucco” di Milano? Una buona e continua informazione (anche multilingue), porta a porta con bidoni condominiali, l’estensione a tre quarti della città della raccolta selettiva del rifiuto umido da cucina (da giugno appena esteso a tutta la città). Per questa ragione viene attribuita a Milano una menzione speciale: Milano non è “riciclona”, perchè non supera ancora il 65% previsto dalla legge, ma è sulla buona strada. Un monito per Torino, che ha da tempo superato il 50%, ma solo nella metà della città dove esiste la raccolta porta a porta, ma soprattutto per Roma non sa ancora scegliere tra raccolta porta/porta spinta e sistemi pasticciati fondati ancora sul cassonetto che impediscono l’indipendenza dall’ennesima discarica.
No al condono dell’ecotassa sulle discariche, sì alla tariffazione puntuale. La legge si deve rispettare e questo vale anche sulla raccolta differenziata finalizzata al riciclaggio. Proprio per questo Legambiente trova inaccettabile e controproducente l’articolo del disegno di legge collegato alla legge di stabilità in discussione in Commissione ambiente della Camera dei deputati, che prevede di posticipare gli obiettivi di raccolta differenziata previsti dal decreto legislativo 152 del 2006. Con la normativa ancora oggi vigente, infatti, dal 1 gennaio 2013 tutti i Comuni che non hanno raggiunto il 65% di differenziata pagano un’addizionale del 20% al tributo di conferimento in discarica. Con le disposizioni previste dal collegato ambientale alla legge di stabilità, invece, la multa verrebbe pagata solo a partire dal 2015 dai Comuni che non avranno raggiunto il 35% di differenziata nell’anno precedente, nel 2017 sarebbero coinvolti i Comuni che non avranno raggiunto l’obiettivo del 45% nell’anno precedente e nel 2021 quelli che non avranno raggiunto l’obiettivo del 65% nell’anno precedente. Un provvedimento di questo tipo rappresenterebbe inoltre un ingiustificato condono a chi ancora non si è attivato per una corretta gestione dei rifiuti, un disincentivo ad impegnarsi su questo fronte per i prossimi anni e una beffa per i “Comuni ricicloni” e che hanno dimostrato come l’obiettivo del 65% fosse raggiungibile. Il Ministero dell’Ambiente, promotore di questo disegno di legge, invece di pensare al condono per le multe sull’ecotassa, dovrebbe approvare al più presto il decreto sulla tariffa puntuale, previsto dalla legge di stabilità 2014. Siamo già in forte ritardo (sono ampiamente trascorsi i sei mesi previsti per la sua approvazione) e nel frattempo le utenze, familiari o produttive, che producono meno rifiuti continuano a pagare nella maggior parte dei Comuni quanto quelle che ne producono di più. Insomma chi inquina purtroppo non paga come dovrebbe.
Cosa succede nelle diverse regioni? Andiamo dunque ad osservare cosa succede nelle nuove graduatorie. Intanto quali sono le regioni a vantare dei comuni in tutte le graduatorie (capoluoghi, sopra e sotto i 10mila abitanti) e fare così l’en plein? Non poteva certo mancare il Veneto, regione che negli ultimi anni è stata testimone di un crescendo che non si è ancora arrestato. Lo accompagnano le altre regioni del triveneto: Friuli-Venezia Giulia e Trentino-Alto Adige. Tra i capoluoghi Belluno, Pordenone, Novara e Salerno si riconfermano delle eccellenze. Non vale lo stesso per Oristano che esce dalla lista dei virtuosi per cedere il posto ad Andria. Tra i nuovi anche il comune di Trento. Il Piemonte mantiene il primato di unica regione ad avere due capoluoghi ricicloni: assieme a Novara c’è anche Verbania. Spulciando tra le prime 100 posizioni della graduatoria generale, troviamo numerosi comuni gestiti efficacemente in forma consortile: dei 56 comuni veneti 46 sono trevigiani, la maggior parte appartenenti a 2 consorzi (Priula e TV3), così come i 29 comuni trentini, 8 in Friuli Venezia Giulia. I rimanenti 7 sono casi isolati: 2 in Campania e 1 per Lazio, Lombardia, Toscana, Piemonte e Marche. Sempre tra i primi 100 troviamo 9 comuni oltre i 10mila abitanti (Castelfranco Veneto con quasi 34mila), tutti veneti e trevigiani ad eccezione di Vigodarzere (PD). Difficile trovare comuni che facciano da sé che arrivino a risultati eccellenti, la forza rimane quella dell’unione nei consorzi. Ovviamente c’è sempre l’eccezione che conferma la regola e si chiama Ponte nelle Alpi che, gestendo in autonomia i rifiuti dei cittadini (e dei turisti – siamo nel territorio delle Dolomiti) raggiunge l’indice di gestione più alto.