Le misure cautelari (5 in carcere e 7 ai domiciliari) sono state emesse dal gip del tribunale di Salerno Vincenzo Di Florio su richiesta del pm della DDA Vincenzo Montemurro. I reati contestati a vario titolo sono di associazione per delinquere finalizzata al traffico e allo spaccio di stupefacenti e spaccio di stupefacenti.
Le indagini hanno preso il via nel maggio dello scorso anno a seguito del tentato omicidio di Carmine Ferraiolo, raggiunto da alcuni colpi di pistola nei pressi di un distributore di carburanti nel centro cittadino. L’ organizzazione era dedita a spacciare stupefacenti del tipo hascisc e marijuana. Sono ancora in corso le operazioni di perquisizione domiciliare nei confronti di numerose persone, indagate per spaccio di stupefacenti.
IL COMUNICATO UFFICIALE DI CARABINIERI E FINANZA .
Nella mattinata odierna, i militari del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale Carabinieri di Salerno e quelli del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Salerno, supportati da tre unità del Nucleo Cinofili di Salerno e Tito (PZ), avvalendosi dell’ausilio dei reparti territorialmente competenti, hanno eseguito un provvedimento di custodia cautelare in carcere e agli arresti domiciliari, emesso dal GIP presso il Tribunale di Salerno su conforme richiesta della locale Procura della Repubblica-DDA nei confronti di 13 persone (5 in carcere e 8 agli arresti domiciliari), residenti a Salerno e provincia, ritenute responsabili del reato di associazione per delinquere finalizzata al traffico ed allo spaccio di sostanze stupefacenti (5 persone), nonché del reato di spaccio di stupefacenti “hashish” e “marijuana” (8 persone).
Le indagini, condotte congiuntamente dai reparti operanti e compendiate nell’operazione convenzionalmente denominata “CATTIVI MAESTRI”, sono state concluse nell’ottobre del 2013 e hanno consentito di stabilire l’esistenza di un solido vincolo associativo tra i 5 indagati destinatari del provvedimento restrittivo in carcere, considerati gli elementi di spicco del gruppo criminale, capaci di organizzare e gestire una vera e propria “piazza di spaccio”, localizzata nel quartiere “Mercatello” di Salerno, nella zona in gergo denominata “le baracche”.
In tale contesto è emersa la figura di leader ricoperta da FERRAIOLO Marco, il quale, nonostante la giovane età è stato individuato quale capo indiscusso del sodalizio, proprio grazie alle sue attitudini di organizzatore della rete di spaccio e promotore del traffico illecito, mediante giovani sodali che garantivano il giornaliero approvvigionamento dello stupefacente, il suo stoccaggio in luoghi sicuri e riparati dal controllo delle Forze di polizia, la vendita al dettaglio ai clienti mediante altrettanto giovani pusher e, infine, la raccolta dei proventi delle attività illecita.
Nella sua attività delittuosa, FERRAIOLO Marco si avvaleva di stretti collaboratori, quali ABATE Antonio e di COLUZZI Paolo, da lui incaricati della gestione della “piazza di spaccio”, nonché di recuperare i crediti vantati dal sodalizio per la cessione di stupefacenti a clienti abituali.
Altri sodali custodivano lo stupefacente approvvigionato, che di volta in volta veniva occultato o presso le stesse abitazioni dei predetti, ovvero in altri locali nelle loro disponibilità.
Il sodalizio si avvaleva anche di pusher, assidui e fidati nello svolgimento delle attività di vendita al dettaglio per conto del gruppo.
Le investigazioni, condotte con sistemi tradizionali e con l’ausilio di strumenti tecnici, hanno inoltre consentito di accertare che lo spaccio di stupefacenti costituiva l’unica abitudinaria occupazione dei sodali, tesa a garantire loro il quotidiano e sistematico sostentamento economico.
L’organizzazione nel dettaglio dell’attività di spaccio avveniva attraverso l’acquisizione delle ordinazioni dello stupefacente, mediante contatti telefonici tra FERRAIOLO Marco e i fornitori, seguiti da incontri diretti tra le parti (cedente/acquirente).
Anche la distribuzione della droga avveniva secondo un vero e proprio accordo tra acquirenti e venditori, connotato da un linguaggio criptico (lo stupefacente veniva di volta in volta indicato con i termini “CD”, “prevendita”, “arance”, “pacchettino”), volto a scongiurare eventuali captazioni da parte delle forze dell’ordine.
Le investigazioni hanno consentito anche di procedere al sequestro di complessivi gr.500 circa di “marijuana” e kg.5 circa di “hashish”.
COMUNICATO UFFICIALE
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