Il 74% dei ragazzi e il 61% degli adulti non sa cosa sia un Piano di Emergenza Comunale, mentre il 50% degli adulti e 61% dei ragazzi non sa se il proprio Comune ne è dotato. Questi alcuni dati della ricerca “I rischi naturali e il piano di emergenza dei Comuni” realizzata da Ipsos per Save the Children, diffusa oggi esattamente a due anni dal varo della legge n. 100 del 12 luglio 2012 che ha riordinato il sistema di protezione civile e che previsto l’obbligo dei Comuni di dotarsi di un piano di emergenza entro 90 giorni dall’approvazione della legge.
“Ad oggi il 77% dei Comuni è provvisto di un piano ma è necessario che si arrivi alla copertura completa. Sono proprio alcuni tra i territori a più alto rischio sismico ad esserne sprovvisti, quali ad esempio la regione Campania in cui solo il 39% dei Comuni dispone di un piano (214 su 551) o la Calabria con appena poco più della metà di copertura, pari al 54% (219 su 409)”, ha affermato Raffaela Milano, direttore dei programmi Italia Europa di Save the Children.
“Dalla ricerca che abbiamo effettuato emerge che anche ove i Piani esistono, non vi è un’equivalente consapevolezza e il possesso di adeguate informazioni in merito da parte dei cittadini”. Il Piano di Emergenza Comunale è decisamente più noto tra gli adulti che tra i giovani: questi ultimi non ne hanno sentito parlare nei tre quarti dei casi, mentre più di un terzo dei genitori ne conosce l’esistenza.
I Piani prevedono l’identificazione di aree sicure (ad esempio piazze) dove la popolazione deve raccogliersi in casi di emergenza. Ma il 79% degli adulti e il 74% dei ragazzi non saprebbe dove individuarle sul territorio del comune di residenza, e solo 1 adulto su 5 e un ragazzo su 4 saprebbe dove andare. Al tempo stesso la ricerca rileva che la paura legata ad eventuali rischi che si possono correre è comunque molto avvertita: il 55% dei ragazzi e il 48% degli adulti pensa che nel proprio comune sia presente il rischio ambientale per inquinamento di acqua, aria, territorio, nonché pericoli di carattere ambientale che hanno come fonte le attività umane (la percentuale balza al 75% per i ragazzi e 61% per i genitori che vivono in città), seguito dal rischio sismico (44% ragazzi, 48% adulti), quello idrogeologico (35% ragazzi, 42% adulti), quello di incendi (rispettivamente 38 e 36%) e infine quello industriale (26% ragazzi e 24% adulti), mentre percentuali residue della popolazione temono un maremoto o tsunami (rispettivamente 7 e 9%) e un’eruzione (12 e 8%).