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“Ravello tra Monarchia e Repubblica”, 24 luglio convegno sulla rinascita della democrazia in Italia

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Il 5 giugno 1944 a Palazzo Episcopio il passaggio della luogotenenza del Regno d’Italia da Vittorio Emanuele III al figlio Umberto diede di fatto inizio al corso democratico. «Va’, divertiti tu, ora». Furono queste, come riferiva lo storico Antonio Spinosa, le parole pronunciate da Re Vittorio Emanuele III dopo aver apposto la propria firma al regio decreto che di fatto consegnava la luogotenenza del Regno nelle mani del figlio Umberto, principe di Piemonte. Era il 5 giugno 1944 e quell’appuntamento con la storia si tenne a Ravello, nel palazzo Episcopio, dove i regnanti dimoravano dal mese di febbraio. Per ricordare e approfondire un crocevia fondamentale della storia democratica d’Italia, proprio nei mesi in cui veniva concepita la Repubblica, giovedì 24 luglio prossimo, nella suggestiva cornice della chiesa monumentale di San Giovanni del Toro, a Ravello, si svolgerà un’importanteGiornata di Studi dal titolo: “Ravello tra Monarchia e Repubblica. La rinascita della democrazia in Italia”.

Articolata in due sessioni con inizio alle 9,30, l’ attesi evento culturale vedrà la partecipazione di docenti universitari di Storia Contemporanea e di studiosi locali. IL QUADRO STORICO – Nel febbraio 1944 Vittorio Emanuele III e il governo Badoglio lasciavano Brindisi e trasferivano a Salerno la capitale del «regno del Sud», con funzioni amministrative esigue e comunque sottoposte all’autorità sostanziale della Commissione militare alleata formata dagli eserciti anglo-americani di occupazione. Ospiti del Duca Riccardo di Sangro, presso Palazzo Episcopio, il Sovrano e la Regina Elena arrivarono a Ravello il 14 febbraio, mentre il figlio Umberto prese dimora presso il Barone Giuseppe Compagna, che abitava poco distante.

Ogni mattina, nei giorni che seguirono, sino alla liberazione di Roma, il Re, sempre in divisa militare, partiva per raggiungere il fronte e seguire le operazioni belliche, mentre la Regina Elena restava in sede e, a volte, si recava in Villa Rufolo o, riservatamente, in visita a chiese e monasteri. Nel pomeriggio del 24 aprile, a Palazzo Episcopio, avvenne il giuramento del primo Governo di unità nazionale. Il 4 giugno del 1944 Roma veniva liberata dall’occupazione nazista e, il giorno successivo, a Ravello, re Vittorio Emanuele III, pur senza abdicare, delegava i suoi poteri costituzionali al figlio Umberto, Principe di Piemonte, nominandolo, con R. D. del 5 giugno 1944, n. 140, Luogotenente Generale del Regno.

“Fu una cerimonia scarna – scriveva Spinosa – ma degna d’un Parsifal per l’intensità e per la suggestione dei luoghi prediletti da Wagner. Pieno di amarezza, salutando sulla soglia della villa il figlio che partiva per la capitale, Vittorio esclamò: «Va’, divertiti tu, ora»”. Quell’ atto divenne formalmente esecutivo il 9 maggio del 1946, quando, con l’ abdicazione del Sovrano, Umberto diventò re per un solo mese. «Re di maggio», si disse, malinconica definizione per indicare la brevità del suo regno, nella pur breve stagione della monarchia italiana.

Nella cornice di tale quadro storico-istituzionale, uno dei più delicati della vicenda nazionale italiana, si inserisce il ruolo fondamentale di Ravello, sul quale la storiografia ha poco indugiato e che questa Giornata di Studi, organizzatadall’Associazione del Duomo in collaborazione conRavello Nostra, il quotidiano Il Vescovado e con il patrocinio del Comune, intende porre all’attenzione della comunità scientifica.

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