Il Governo ha lanciato il piano “Scuole belle” per i piccoli interventi di manutenzione, decoro e ripristino
funzionale. Ad essere interessati dovrebbero essere 7.801 plessi scolastici nel 2014. Soprattutto, il piano dovrebbe rivolgersi a 11.000 ex LSU addetti alle pulizie. Si tratta di lavoratori che superano, per la maggior parte, i 50 anni di età, costretti a doversi “riqualificare” da «pulitori» ad «abbellitori» grazie a corsi di formazione lampo. Ma tutto questo non serve a garantire il lavoro; tra cassa in deroga e ferie forzate non esiste alcuna certezza per il futuro. Ad oggi risulta che i contratti per l’avvio del piano “Scuole belle” siano stati firmati in pochissimi istituti d’Italia, che le attività effettivamente avviate siano limitatissime e che i lavoratori siano ancora per strada dal momento che le ditte appaltatrici si sottraggono agli impegni presi. In Campania, in modo particolare, la situazione è aggravata dai numerosi accorpamenti dei plessi scolastici che comportano un’ulteriore riduzione del personale.
Quel che è peggio è che i soldi non mancano; stando alle dichiarazioni del Governo 150 milioni di euro finanzieranno il piano nel 2014, in attesa che altri 300 milioni vengano sbloccati per il 2015. Dunque, gli accordi firmati precipitosamente lo scorso 28 marzo dai sindacati concertativi, dalle imprese e dal Governo hanno portato a quel che USB temeva: difendere e rafforzare il sistema degli appalti – molto più costosi rispetto alla internalizzazione del servizio con assunzione diretta dei lavoratori – e approntare una grande operazione di immagine intorno al mondo della scuola. Dell’effettiva stabilizzazione dei lavoratori nemmeno l’ombra. Rosa Sabato, del coordinamento regionale USB, ha dichiarato che l’Unione Sindacale di Base si batterà per avere scuole pulite e decorose nel rispetto della legalità e del diritto al lavoro. L’USB continuerà, inoltre, la battaglia per una internalizzazione dei servizi perché non si lucri più sul reddito dei lavoratori.
USB
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