Il faro di Erchie che svetta dalla costa a picco sul Mediterraneo, riletto artisticamente da Giancapetti (il maestro della ceramica scomparso lo scorso 18 gennaio), è l’immagine del festival E si propone come una dedica a colui che seguiva abitualmente la rassegna, riservandosi un posto in seconda fila. Anche per questa edizione, parallelamente ai concerti, si terrà la Mappa del Gusto, il format nato con il festival ed organizzato con la preziosa collaborazione della Coldiretti di Salerno che mette in campo i ristoranti del territorio per la preparazione di un menù dedicato, realizzato utilizzando solo prodotti d’eccellenza del territorio, fondendosi con l’edizione 2014 del progetto di Campagna Amica “Colti e mangiati”. Il direttore Massimiliano Carlini ha inteso principiare il programma con l’opera più famosa del compositore estone Arvo Part, Fratres.
E’ questa una pagina destinata ad un’ampia varietà di organici strumentali, andando dai dieci strumenti della prima stesura (1977) al duo e all’orchestra da camera. La versione per violino e pianoforte si è imposta maggiormente nell’uso, ma la possibilità di passare da un organico all’altro è garantita dalla semplicità della struttura che Pärt ha chiamato tintinnabuli: netta distinzione della composizione in due blocchi, canto e accompagna mento, ma anche gioco di specchi che collega gli strumenti “fratelli” facendoli risuonare fra loro come un’eco di campane. Le due componenti vanno sempre di pari passo, secondo regole precise, legate all’attrazione che la parte “oggettiva”, eterna (l’accordo), esercita sulla parte libera. Seguirà laSinfonia n. 82, in Do Maggiore composta da Franz Joseph Haydn nel 1788, “L’Orso”. Il sottotitolo in realtà non si deve al compositore: fu assegnato nell’Ottocento, quando il tono popolare dell’ultimo movimento stimolò la nascita di un arrangiamento pianistico intitolato «Danza dell’orso».
Sembra difatti che l’andamento ballabile del brano sia assimilabile a una nota danza di strada, che generalmente viene associata ai goffi movimenti dell’animale. Ma, dettagli a parte, quello che va sottolineato è il tono popolareggiante di tutta la Sinfonia, come di tutto il ciclo parigino. Ai francesi piaceva così; e Haydn non era certo uno che trascurava i gusti del committente(l’esperienza decennale alla corte del Principe Esterházy lo dimostra). Spesso la scrittura predilige la semplicità armonica: bassi chiari e prolungati, in grado di portarsi dietro tutto il resto dell’orchestra (l’uso del fagotto nel primo movimento, ad esempio). Gli sviluppi non sono mai eccessivamente elaborati, e la raffinatezza della scrittura orchestrale è sempre commisurata alle grandi potenzialità degli organici parigini. Il movimento lento, Allegretto, ha una grazia un po’ rustica; il Minuetto lavora sull’orchestra con decisione, evitando fronzoli troppo nobili.
Ma è il finale, con quelle note lunghe nel registro grave che alludono esplicitamente al suono della cornamusa, a segnare il contatto più diretto con la dimensione folklorica. Naturalmente Haydn resta entro i confini del gioco intellettuale; ma strizza continuamente l’occhio alla musica di strada, trascrivendo in musica l’idea astratta che il mondo colto si era fatto del repertorio popolare. Il programma saluterà una seconda parte “extra-colta” con un portrait di Astor Piazzolla, composto daMilonga de la Asunçion e Violentango, che attiverà, così, quel melò rioplatense, quel romanzo ardente e frusciante che è fuga dal fantastico. Finale affidato ad una particolare trascrizione della Bohemian Rhapsody diFreddie Mercury, una canzone del del gruppo musicale britannico dei Queen, scritta per l’album “A night at the Opera” del 1975. È celebre per la sua particolare struttura musicale: infatti, a differenza dei classici brano dei Queen, qui non è presente alcun ritornello, ma si hanno diverse parti principali – un’introduzione cantata a cappella, un segmento in stile ballata che termina con un a-solo di chitarra, un passaggio lirico e una sezione hard-rock.
LA MAPPA DEL GUSTO. Chiudere gli occhi. Assaporare una forchettata di tagliolini allo zafferano, conditi con un pesto di nocciole tonde di Giffoni, o un’insalatina di seppioline, aromatizzata con il limone sfusato amalfitano. Lasciarsi andare alle sensazioni che il palato suggerisce. Poi, recuperare dai cassetti della memoria le immagini che la mente custodisce: la costiera che corre lungo i Monti Lattari, le verdeggianti terre dei Picentini, la vegetazione rigogliosa del Vallo di Diano ed il mare color acquamarina che bagna il Cilento. Il tutto racchiuso in un piatto, sintesi di quei sapori che rendono sempre più unica la nostra Campania. E’ un viaggio dei sensi quello che questa edizione della Mappa del Gusto dei Concerti d’estate di Villa Guariglia propone ai suoi gourmet. Quindici sono le tappe come del resto quindici sono i ristoranti che dal 10 luglio proporranno menù tematici. Scelto un prodotto tipico, allo chef il compito di reinventarlo e combinarlo seguendo le pagine del suo personale ricettario. E’ tutto qui il segreto della proposta: ogni piatto che è presente in carta è l’opera del suo inventore, pardon “compositore del gusto” (visto che parliamo anche di musica). Quest’originale libro dei saperi e dei sapori si fonde perfettamente al progetto della Coldiretti di Salerno per Campagna Amica, “Colti e Mangiati”, che punta i riflettori sulla ristorazione di qualità ed al tempo stesso ad una tracciabilità dei prodotti, garantita dalla passione e dalla professionalità degli imprenditori agricoli del territorio. C’è una data, in questa edizione dei Concerti d’estate, il 24 luglio, che avrà come scenografia naturale il caratteristico panorama del Cilento che si gode dalla terrazza di Cuccaro Vetere. In concerto, I Musicastoria.
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