Serena Sinigaglia, poliedrica regista, che spazia dal repertorio antico a quello contemporaneo con incursioni nella lirica, e direttrice artistica di «Teatro Ringhiera ATIR» che produce questo spettacolo, racconta con quest’opera davvero originale il suo «amare parole scritte più di 2500 anni fa». Frasi da vivere «come fossero state scritte per te, oggi», dice l’autrice e la protagonista della singolare «conferenza spettacolo», interpretata insieme agli attori Sax Nicosia e Sandra Zoccolan.
Il riferimento è ai classici del teatro greco, in grado di ristabilire il giusto rapporto tra l’umano e l’eterno e di attirare la passione smisurata dell’autrice. E in particolare alla tragedia «Le Baccanti» di Euripide, che è lo sfondo di una riflessione su una civiltà che sta per andare in rovina e insieme l’occasione per pensare a come scongiurare l’irreparabile. «Eros e thanatos», «amore e morte» vuole esprimere che la paura della fine spinge a cercare proprio nelle parole immortali dei classici la strada valida.
Il viaggio si svolge nelle vicende di quell’opera euripidea messa in scena nei primi anni ’90 dalla regista poco più che ventenne all’epoca e rimasta quale esperienza straordinaria, portata davvero dentro. Dando luogo a un intreccio di fatti personali e storici e testo classico, che sono una caratteristica del genere «ibrido» sperimentato anche in altre occasioni dalla stessa autrice. L’esame di greco alla maturità, le vacanze in Grecia, il casuale incontro con profughi albanesi allora in massa in fuga dal proprio paese, l’opportunità di rappresentare «Le Baccanti» di Euripide, la stravagante decisione di andare in Albania alla ricerca del coro, lo spettacolo al Festival dell’Olimpico di Vicenza e l’impatto con due figure straordinarie quali Dioniso e Penteo nel testo euripideo.
Ultimo della tragedia attica, forse espressione finale del grande ciclo della cultura ateniese. Fonte di illuminazione, ma pure veicolo delle contraddizioni dell’uomo e delle sue società. Appunto è costruito il finale, in cui Agave con la testa mozzata del figlio Penteo arriva alle porte di Tebe e chiama il padre Cadmo perché gioisca di quella che, nella sua follia, considera una grande impresa di caccia. «Nell’urlo di dolore di Agave, quando il padre riesce a farla rinsavire – spiega la Sinigaglia – c’è l’urlo di un’intera civiltà, che, senza accorgersene, finì per autodistruggersi. Come a dire: se solo aprissimo i nostri occhi prima dell’irreparabile, sapremmo evitare lutti e dolori. Invece, troppo spesso accecati dalle nostre meschinità, non vediamo la rovina che si abbatte su di noi, inesorabile. Un monito lanciato 2500 anni fa per tutti noi».
Prima dello spettacolo il professore Piero Di Giovanni, autore del libro «La storia della filosofia nell’età classica» (Franco Angeli Editore), partendo da alcune delle tematiche evidenziate nel suo volume, è il protagonista dell’incontro che prende il significativo titolo di «Che cos’era la Magna Graecia». Il docente di Storia della filosofia all’Università di Palermo, occupatosi tra l’altro della relazione del pensiero contemporaneo con quello classico e in particolare con Platone e i preplatonici, tra cui pure Parmenide e Zenone di Elea, affronta proprio a Velia, l’argomento Magna Graecia da una suggestiva angolazione filosofica, muovendo dalla lettura dei frammenti di Senofane, ritenuto un precursore della Scuola Eleatica.
Martedì 5 agosto la seconda serata di VeliaTeatro 2014 con «Le Metamorfosi. La trasformazione del conflitto», spettacolo di teatro-danza ispirato dall’opera di Ovidio e portato in scena dalle compagnie «Borderline Danza» e «Arabesque Dance Company». La manifestazione proseguirà mercoledì 6 agosto con «Lisistrata», commedia di Aristofane rappresentata dalla compagnia «La Mansarda», nell’adattamento curato da Roberta Sandias e con la regia di Maurizio Azzurro. Venerdì 8 agosto, sul palco «Fedra. Diritto all’amore», spettacolo dal testo di Eva Cantarella, interpretato da Galatea Ranzi, per la regia di Consuelo Barilari. Eva Cantarella introdurrà lo spettacolo con un intervento dal titolo «Perché Fedra?». Mercoledì 13 agosto, andrà in scena «Ipazia», dal «Libro di Ipazia» di Mario Luzi, con la regia di Roberto Zorzut. Precederà la rappresentazione, il breve incontro con Giovanni Romeo, autore con Michele Mancino del libro «Clero criminale», intervistato sul tema dall’avvocato Marcello Giani. Ultima serata sabato 16 agosto con «Ora X: Inferno di Dante», spettacolo di e con Matteo Belli, tratto dai versi di Dante Alighieri, con dialoghi di Matteo Belli.
La manifestazione, organizzata dalla Associazione Culturale Cilento Arte, si svolge con la compartecipazione di: Soprintendenza Archeologica di Salerno, Comune di Ascea, Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni; con il sostegno di: Regione Campania, Banca del Cilento e Lucania Sud di Vallo della Lucania, Ente Provinciale per il Turismo di Salerno e con il patrocinio morale di: Università degli Studi di Salerno, Provincia di Salerno, Istituto di Istruzione Superiore Parmenide di Vallo della Lucania.
Botteghino 15 euro. Navette gratuite dal parcheggio all’ingresso del Parco Archeologico di Elea-Velia per l’acropoli dalle 19.30. Info: www.veliateatro.it – tel. 334 3266442 – Artem (biglietteria del Parco Archeologico di Elea-Velia) tel. 0974 271016