ll festival quest’anno è il capofila degli eventi cofinanziati con PO FESR Campania 2007 – 2013 Ob. O. 1.12 con DD.GR. n.197/2013 e n.692/2013: La Scoperta della Campania – Sessione “Giugno 2014 – Gennaio 2015” . I “Concerti d’estate di Villa Guariglia”, che rientrano nel PO FESR Campania 2007 – 2013 Ob. O. 1.12 , si avvalgono anche del contributo ed il patrocinio del Comune di Vietri sul Mare, della Provincia di Salerno, della Camera di Commercio di Salerno, della Coldiretti Salerno, dell’EPT, della Fondazione Cassa di Risparmio Salernitana, del Gal Casacastra e del Conservatorio di Musica “Giuseppe Martucci” di Salerno. Il faro di Erchie che svetta dalla costa a picco sul Mediterraneo, riletto artisticamente da Giancapetti (il maestro della ceramica scomparso lo scorso 18 gennaio), è l’immagine del festival E si propone come una dedica a colui che seguiva abitualmente la rassegna, riservandosi un posto in seconda fila. Anche per questa edizione, parallelamente ai concerti, si terrà la Mappa del Gusto, il format nato con il festival ed organizzato con la preziosa collaborazione della Coldiretti di Salerno che mette in campo i ristoranti del territorio per la preparazione di un menù dedicato, realizzato utilizzando solo prodotti d’eccellenza del territorio, fondendosi con l’edizione 2014 del progetto di Campagna Amica “Colti e mangiati”. Il Quintetto Concentus proporrà all’esigente pubblico dei Concerti d’Estate di Villa Guariglia, un particolare percorso tra le più amate colonne sonore, racchiuso in un programma intitolato “Cinema Serenade”. La performance sarà inaugurata da Libertango di Astor Piazzolla, attraverso cui ricorderemo le “Lezioni di tango” di Potter , con il suo moto tutto barocco di tensione e distensione esteso sia alla minima frase che all’intera composizione, per sottolineare quei momenti regolarmente ed emozionalmente in bilico – dato caratterizzante della musica argentina – fra un lirismo allentato e dolente, talora fino alla rarefazione, e picchi di alta drammaticità e forza penetrativa. Seguirà il Gran valzer brillante diGiuseppe Verdi motivo centrale della sequenza del ballo di Il Gattopardo. Si tratta di un valzer a suo tempo dedicato dal genio di Busseto alla contessa Maffei, il cui manoscritto originale era stato acquistato presso una libreria antiquaria romana da Mario Serandrei, montatore del film e amico sia di Visconti che di Rota, e regalato al regista.
La partitura per pianoforte è stata orchestrata successivamente da Rota per piccolo ensemble e utilizzata per le evoluzioni in a solo di Fabrizio e Angelica. E siamo al Gershwin di “Porgy & Bess” evocante le immagini di Otto Preminger, che riprese l’opera, da cui ascolteremo la celeberrima lullaby “Summertime” che suona come una canzone popolare grazie all’ uso reiterato della scala pentatonica Do-Re-Mi-Sol-La nel contesto della tonalità di La minore e da una lenta progressione armonica infarcita di blue notes. L’oboista Angelo Palmieri potrà esprimere la resurrezione di speranza e gioia e l’inversione del tempo che è alla base di “Gabriel’s Oboe”, tema sfruttatissimo di Mission, firmato da Ennio Morricone, che grazie alla conversione di De Niro può finalmente scorrere senza paura, con gli archi a rivelare un incastro di ritmi, solo apparentemente semplici. Nino Rota distingue il suo stile, ne’ Il Gattopardo, presentando, a differenza del solito e unico valzer usato a iosa dai suoi colleghi in questi contesti, una serie di balli in voga nella metà dell’ottocento, come Mazurka, Polka, Quadriglia, Controdanza, Galop e chiudendo con il Valzer del commiato, personalissimo arrangiamento eseguito con finissima strumentazione, che il Quintetto Concentus ha scelto per il pubblico dei Concerti d’Estate, prima di ritornare al Morricone di “Nuovo Cinema Paradiso” con un medley dei temi dalla emozionante vena nostalgica. Ancora Gershwin con il blues dall’ “An American in Paris” e le indimenticabili immagini dell’incontro di Gene Kelly e Cyd Charisse, nel film di Vincent Minnelli un momento magico per liricità espressa e per l’enorme potere evocativo sprigionato da questa sorta di incantato e sognante notturno. Correva l’anno 1959 quando il direttore dell’Old Vic di Londra, all’epoca uno dei più importanti palcoscenici mondiali e tempio della drammaturgia shakespeariana, volle proprio il giovane Franco Zeffirelli per allestire “Romeo e Giulietta”. Il regista fiorentino sconvolse inizialmente critica e pubblico portando in scena una compagnia tutta giovane realizzando un Romeo e Giulietta anticipatore dei tempi della swinging London. Di grana finissima la colonna sonora firmata daNino Rota in cui sceglie di ripercorrere, con una preziosità delicatissima, la stroficità modale delle canzoni a ballo rinascimentali, ritrovando quel senso della festa teatrale che aveva già espresso nel teatro lirico con sottigliezza lieve e ironia. Il più famoso ragtime di Scott Joplin, “The Enterteiner”, dall’ironica e forte dinamicità ci farà rivivere la grande truffa de’ “La Stangata”, prima di ascoltare il tema di “Colazione da Tiffany” , l’estatica melodia di Moon River, firmata da Henry Mancini. Con “Oblivion”, dolcissimo, struggente, in cui il ritmo serrato della danza lascia spazio ad una melodia lirica e introspettiva, ritorneremo ad Astor Piazzolla, stavolta compositore della colonna sonora del film “Enrico IV” di Marco Bellocchio, continuando sulla strada del tango, stavolta “prima maniera” con “Por una cabeza” di Carlitos Gardel, tema di “Scent of Woman” di Brest. Ancora Morricone stavolta quello assoluto di “Once upon a time in America”, in cui la musica leggera americana tradizionale è riletta in chiave moderna con effetti ambientali di forte incidenza drammatica. Lieto fine con la rumbetta di Nicola Piovani da “La vita è bella” e la “Colonel Bogey March” che è una marcia popolare scritta nel 1914 dal tenente F.J. Ricketts, capobanda dell’esercito britannico che divenne in seguito direttore della Royal Marines a Plymouth. Dal momento che il personale di servizio non era incoraggiato ad avere vita professionale al di fuori delle forze armate, Ricketts pubblicò “Colonel Bogey” e altre sue composizioni con lo pseudonimo di Kenneth Alford che ritroviamo “fischiata” nel film “Il ponte sul fiume Kwai”.
LA MAPPA DEL GUSTO. Chiudere gli occhi. Assaporare una forchettata di tagliolini allo zafferano, conditi con un pesto di nocciole tonde di Giffoni, o un’insalatina di seppioline, aromatizzata con il limone sfusato amalfitano. Lasciarsi andare alle sensazioni che il palato suggerisce. Poi, recuperare dai cassetti della memoria le immagini che la mente custodisce: la costiera che corre lungo i Monti Lattari, le verdeggianti terre dei Picentini, la vegetazione rigogliosa del Vallo di Diano ed il mare color acquamarina che bagna il Cilento. Il tutto racchiuso in un piatto, sintesi di quei sapori che rendono sempre più unica la nostra Campania. E’ un viaggio dei sensi quello che questa edizione della Mappa del Gusto dei Concerti d’estate di Villa Guariglia propone ai suoi gourmet. Quindici sono le tappe come del resto quindici sono i ristoranti che dal 10 luglio proporranno menù tematici. Scelto un prodotto tipico, allo chef il compito di reinventarlo e combinarlo seguendo le pagine del suo personale ricettario. E’ tutto qui il segreto della proposta: ogni piatto che è presente in carta è l’opera del suo inventore, pardon “compositore del gusto” (visto che parliamo anche di musica). Quest’originale libro dei saperi e dei sapori si fonde perfettamente al progetto della Coldiretti di Salerno per Campagna Amica, “Colti e Mangiati”, che punta i riflettori sulla ristorazione di qualità ed al tempo stesso ad una tracciabilità dei prodotti, garantita dalla passione e dalla professionalità degli imprenditori agricoli del territorio
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