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Trasporti e disagi, la disavventura di un viaggiatore a bordo di un bus di linea

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Ecco il racconto di un pomeriggio di ordinaria follia e tensione a bordo di un bus di linea della Sita che collega Napoli a Salerno. La lettera:

«8.30, Capolinea Sita a Napoli con un collega. Non c’è il bus per Salerno, vabbè arriverà. 18.35, arriva, salgo e ci sediamo, al primo posto a sinistra della porta posteriore, ma l’autista dice che partirà alle 19. Ok, nel frattempo si riempie quasi. Parte con una manciata di posti liberi. Fermata all’hotel Ramada a Napoli Centrale, assalto alla diligenza. Ressa indicibile al solo avvistamento del bus. Si aprono le porte, si scatena l’inferno.

Alcuni ambulanti stranieri, in ordine come le formichine che portano le briciole, caricano il portabagagli di bustoni celesti, pieni di paccottiglia che spacceranno sulle spiagge del Cilento come merce prodotta dal fratello artigiano in patria, altri salgono subito con i bustoni, li dispongono ovunque. Il bus è carico all’inverosimile, l’autista non riesce a chiudere le porte. Una coppia vuole salire ma non riesce. Lui allora vede che ci sono alcune buste a terra, e chiede quasi gentilmente agli ambulanti di mettere le buste giù nel portabagagli.

Non riceve risposta alcuna, ed allora parte un divertente, colorito e mimato crescendo di richieste di spostare le buste giù. Poiché nin riceve risposta, dice che noi italiani stiamo inguaiati di nostro, ma che comunque gli stranieri devono rispettare le regole. L’ambulante più esterno, sulle scale subito di fronte a me, dice in dialetto napoletano (non è sicuramente originario di Napoli) che”nun c sta cchiu ppost p i bust”. Una signora seduta nelle file avanti chiede di partire, altrimenti perde la coincidenza per Rovella alle 20.10.

Altre persone fanno notare che qualche busta si può metterre nelle cappelliere sopra le nostre teste, qualche ambulante segue il consiglio. Io rimuovo la mia borsa per contribuire all’ottimizzazione degli spazi. Nel mentre la coppia riesce a salire, ma lui ha uno strascico di discussione con l’ambulante più esterno alla porta, incalza ancora gli ambulanti, e in pochi secondi sono faccia e faccia e si urlano vicendevolmente in dialetto. In un istante di pausa, nonostante la tensione palpabile, la signora che alle 20.10 a Salerno ha la coincidenza per Rovella urla e chiede di partire. L’autista intanto si mette a telefono.

La rissa tra i due sulla porta sembra imminente, ma il buonsenso prevale in entrambe, e qualcuno timidamente dice qualche parola di conciliazione. Il tempo scorre, l’autista non parte, e la signora di Rovella urla che lei paga l’abbonamento, la Sita ha saltato una corsa, ed invita nuovamente l’autista a partire. Quasi tutti borbottano. Una allegra ragazza in piedi di fianco a me ride di gusto per tutta la vicenda. Il battibecco sulla porta va scemando, ma l’onda lunga delle polemiche si placa lentamente. I due duellanti (nel limite del possibile) si allontanano l’uno dall’altro, e confabulano con i nuovi vicini, ognuno nella sua lingua.

La signora di Rovella è stufa, segnala urlando all’autista che sta aspettando dalle 18.20 alla fermata, e che la sita ha saltato colpevolmente una corsa. Il signore della coppia, che ha iniziato la discussione, dà un segnale distensivo all’autista, dicendole con una sincera aria rilassata che è tutt appost, possiamo partire. L’autista ha chiuso il telefono, ma non parte ancora. La signora di Rovella ribadisce ad alta voce le sue ragioni, e se la prende con un assessore non identificato, dicendo che fa le assunzioni alla sita. La ragazza allegra parea senza freni.

Si leva qualche altra voce che incita l’autista a partire. L’autista parte, si eleva un applauso stile atterraggio di un aereo italiano a Barcellona la sera dell’ultimo dell’anno. L’autobus fa però solo 10 metri e si ferma. Dietro c’è un altro autobus per Salerno, la folla a terra nuovamente formatasi si sposta come un solo corpo verso il nuovo mezzo, qualcuno sul nostro autobus chiede di scendere, ma l’autista non apre le porte, anzi chiude il motore e quindi l’aria condizionata. Qualcuno apre il finestrino, molti borbottano, la signora di Rovella ribadisce nuovamente tutte le sue ragioni, zippandole in pochi secondi.

Nessuno sa che pesci prendere, la ragazza allegra continua a sorridere, i due della pseudorissa sono sinceramente pentiti della loro discussione. Mentre tutti quelli in piedi tentano di capire se il mezzo dietro offre più speranze, davanti al nostro bus si piazza di traverso un auto dei carabinieri. Salgono due carabinieri, tutti quelli in piedi debbono scendere, altrimenti l’autobus non parte. Epilogo triste, sui cinque posti in fondo sei persone riescono a non ridere e a non dare nell’occhio come un impreparato nel momento prima dell’interrogazione. La signora di Rovella ribadisce le sue sacrosante ragioni. Non c’è più nessuno in piedi, finalmente si parte, stavolta senza neanche l’applauso. La ragazza allegra è giù, saltella sorridente e urla un ciao amore a qualcuno che invece era riuscito a sedersi.

Alle 20.15 sto a Salerno, la signora di Rovella ha perso la coincidenza”.

Dario

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