Ecco, messi in fila sono questi gli elementi di un giallo dai contorni inquietanti, che rimbalza tra Thailandia, Cambogia, Macao, Giappone e Australia, e che si affaccia su un abisso di domande e riflessioni quando si parla di inseminazione artificiale.
Tutto comincia con la storia già nota della coppia australiana che aveva pagato una madre surrogata thailandese. La ragazza resta incinta, scopre che aspetta due gemelli, ma che uno dei due nascerà down. La coppia australiana chiede alla ragazza thai di abortire, lei si rifiuta e fa nascere i due bambini.
La femminuccia è sana e viene portata dalla coppia in Australia che, cinicamente (per usare un eufemismo) lascia il maschietto, down, alla madre thai. Quest’ultima, che ha altri figli e non naviga nell’oro, si prende cura del piccolo, Gammy. Si scopre che ha anche una malformazione al cuore, serve un intervento molto costoso, il caso diventa pubblico, in molti si commuovono per Gammy e si scandalizzano per la scelta della coppia australiana, c’è una mobilitazione per raccogliere i soldi necessari all’intervento. Ma dopo la brutta storia del piccolo down rifiutato, la polizia thailandese comincia a indagare sul fenomeno delle «madri surrogate» (solo in Australia ci sono 500 coppie che sono ricorse a questo accordo con donne thai per avere un figlio). Ecco, allora che si arriva all’incredibile scoperta dei nove bimbi nel condominio di Bangkok, dopo una segnalazione dei vicini. La polizia fa irruzione nell’appartamento, trova i nove bambini (tre femmine e sei maschi), con loro ci sono le madri «surrogate». I piccoli vengono affidati a un istituto, ma si scopre che l’organizzazione fa capo a un ragazzo giapponese che, guarda caso, qualche giorno prima si è imbarcato sul primo volo per Macao.
Si chiama Mitsutoki Shigeta, ha 24 anni, e dal 2012 è entrato e uscito dalla Thailandia almeno 65 volte. Si fa avanti un avvocato, che dice di rappresentare l’uomo: «Tutti i bambini, in totale sono 14, sono figli biologici del mio cliente. Voleva qualcuno a cui affidare la sua azienda in futuro». Ovviamente questa giustificazione non sta in piedi, mentre è inquietante la scoperta che negli ultimi mesi, in tre occasioni differenti, l’uomo è partito da Bangkok per la Cambogia con tre neonati. Doveva consegnarli a qualcuno? Gli investigatori temono che dietro questa storia ci possa essere il traffico illegale di cellule staminali o che semplicemente i neonati venissero venduti. La polizia sta cercando anche una donna giapponese, in fuga anch’ella. Ma ancora non è possibile sapere se i nove piccoli trovati nel condominio di Bangkok siano nati dal seme del giovane e misterioso giapponese fuggito a Macao. Servirà il test del Dna.
Fonte Leggo.it