«Il Tg in arabo nasce da un’intuizione dell’editore dell’emittente “Lira Tv” e del presidente della Coldiretti Salerno», racconta Fatiha. «L’idea era quella di fornire notizie di servizio agli immigrati».
Ad esempio?
«Nuove sanatorie, documentazioni e scadenze. Ma anche manifestazioni ed eventi multietnici che favoriscono l’incontro e l’integrazione. Inoltre, in ogni puntata, abbiamo un ospite in studio: a volte un rappresentante delle istituzioni, in altre un protagonista diretto della vita associativa delle comunità migranti».
Che riscontro ha ottenuto il Tg?
«Gli ascolti sono buoni, ci seguono in migliaia, e a questi vanno aggiunte le centinaia di contatti sul nostro canale Youtube, ci guardano in particolare dal Marocco. Qui in Campania sappiamo che interi gruppi si danno appuntamento nei bar, negli internet point ma anche sui luoghi di lavoro per seguirci».
Da chi è composta la redazione?
«Siamo in tre, io e due colleghe. E poi c’è mia sorella Hakima e i miei genitori, che mi aiutano nella traduzione letterale».
Quale futuro prospetti per i nuovi migranti che, per raggiungere l’Europa, rischiano la loro vita?
«Per ognuno di loro il futuro è essere riusciti a non morire. Non portano nulla con sé. Però, poi, possono piangere quando gli dai anche solo una bottiglia d’acqua, per il solo fatto di poter dire di essere vivi. È la vita la loro vera conquista. Altrimenti non si spiegherebbe come una signora di 80 anni possa rischiare di imbarcarsi su un gommone. Possono rimanerti anche solo dieci anni, ma vuoi viverli fino in fondo. L’attaccamento alla vita, è questo il loro insegnamento».
Fonte www.vanityfair.it